FRANCESCO MALLEGNI: Lo studioso che dà un volto ai grandi del passato

DI ANDREA BERNARDINIIl suo rifugio è un piccolo studio nella piccionaia di un palazzo dell’Università di Pisa, in via Santa Maria, a due passi dal Duomo e dalla Piazza dei Miracoli. Uno studio che già racconta i tratti del personaggio: sulle pareti centinaia di pubblicazioni sistemate in una libreria, ma anche il calco dello scheletro di Lucy, un australopiteco di 3 milioni e 350mila anni fa, rinvenuto in Etiopia, una leggenda per l’archeologia moderna. E la foto del suo incontro con Giovanni Paolo II, sulla cui cornice posa un coccio recante Aqui vive il maestro. Sulla scrivania il calco del teschio del cavaliere del castello dell’Aquila di Gragnola (Fivizzano, 1340), morto per essere stato trafitto da una freccia: è l’ultimo personaggio famoso che lui ed i suoi collaboratori stanno studiando.

Ma tra scheletri, teschi, ossa e libri più o meno datati, c’è anche l’angolo della tecnologia ed un piccolo divano dove amici, colleghi, allievi si adagiano ammaliati dagli aneddoti del professore.

L’antropologo Francesco Mallegni, lo scienzato pisano che ha ricostruito la storia di santi e papi, imperatori e cavalieri, contadini e massaie, in questo studio, in questa e in palazzine vicine ha vissuto per tanti anni. Da quando, giovane di belle speranze arrivato da Camaiore, si iscrisse a biologia e conobbe don Raffaello Parenti, sacerdote fiorentino, forse l’unico biologo ad insegnare la storia dell’uomo antico. Mallegni divenne il suo pupillo. Da allora il prof pisano si è sempre dedicato alla storia dell’uomo, alle sue condizioni ed al suo stile di vita.

Gli fu affidata una tesista, Laura Mattei. Diverrà sua moglie e la madre dei suoi tre figli, Arianna, Gabriele e Raffaello.

Qual è stato il primo scheletro su cui ha studiato?

«Avevo 32 anni, ero contrattista. Mi chiamò il direttore del museo Guarnacci di Volterra: durante i lavori di scavo necessari per preparare il campo sportivo comunale furono trovati due scheletri antichi. Appartenevano ad un uomo ed una donna. Quello fu il mio primo lavoro».

Da allora nel suo laboratorio sono state passate in rassegna le ossa di almeno tremila persone vissute secoli o millenni fa.

Cosa si può evincere dallo studio delle ossa di un individuo?

«Le ossa sono il nostro archivio biologico. Da queste è possibile determinare il sesso, l’età della morte e l’etnos. La ricostruzione del dna mitocondriale serve a riconoscere le affinità parentali per via matrilineare. Lo studio delle ossa rivela anche le patologie di cui ha sofferto o che sono state la causa di morte del soggetto studiato. E di cosa esso si sia nutrito».

Insomma, la storia, le abitudini, lo stile di vita di un personaggio. Eppure gli storici lo hanno più volte criticato…

«Con gli storici ci divide un’idea di fondo: per loro le spoglie mortali di uomini illustri non hanno più dignità. Per me ce l’hanno, eccome».

Mallegni ripensa agli attacchi a lui rivolti dagli storici in occasione degli studi sul conte Ugolino (a Pisa) e su Giotto (a Firenze): «In quel periodo dovevo sostenere l’esame per il concorso per divenire ordinario. Temetti che gli esaminatori potessero essere influenzati negativamente da tutto quel tam tam».

Sì, perché Francesco Mallegni, 250 pubblicazioni all’attivo ed una grande capacità di avvicinare il grande pubblico a materie complicate come la paleoantropologia o la paleonutrizione, ha 65 anni, ma non ha ancora completato il suo curriculum universitario: associato dal 1980, è professore straordinario dal 2002 e probabilmente gli verrà riconosciuto il titolo di ordinario solo da settembre.

Tutta questa mole di attività non lo ha reso uno sceicco. Stipendio da associato, spiccioli dall’Università per la ricerca («ma ad altri va ancora peggio») «mentre i fondi ministeriali – dice il nostro – si sono assai ridotti negli ultimi anni». Gira in città con una Cinquecento gialla e per l’Italia in treno. Insegna a Pisa e a Siena, lo ha fatto anche all’università di Palermo.

«Insegno in giro per l’Italia – ci dice – perché voglio offrire opportunità di lavoro in questo campo ai giovani studenti. Anche se, mi rendo conto, la carriera universitaria è sempre più difficile oggi».

Cattolico praticante, è possibilista sull’autenticità della Sindone: «Non vi dirò mai che sono certo che su quel lenzuolo sia stato Gesù. Ma molti elementi portano a pensarlo».

C’è un corpo che «sogna» di poter studiare?

«Uno su tutti: quello di San Francesco d’Assisi. Ho appena concluso una ricerca su frate Elia da Cortona, che di Francesco era amico…».

Pittore mancatoFrancesco Mallegni nasce a Camaiore (Lucca) 65 anni fa da Fernando e Elisabetta, piccoli commercianti di frutta e latte. Frequenta le scuole elementari del comune e si appassiona alle lezioni di mitologia greca del maestro Luciano. Coltiva anche la passione per la pittura. Vorrebbe frequentare l’Istituto d’arte a Lucca, ma finisce all’Istituto Cavanis, un ottimo liceo scientifico di Camaiore gestito da religiosi.

Quindi si iscrive a biologia. Qui, appena laureato, conosce Laura Mattei, la sua futura moglie, che, dopo aver insegnato biologia ai ragazzi per una vita, oggi è in pensione. A Pisa vive dai tempi dell’università e frequenta la parrocchia di San Biagio a Cisanello. Assistente nel 1973, associato nel 1980, è dal 2002 professore straordinario di paleoantropologia al dipartimento di scienze archeologiche a Pisa e Siena.

Ha studiato i resti di tremila esemplari di uomini e donne antiche. I più famosi: Uage, dignitario del Medio Regno, l’individuo sepolto nella Civita di Tarquinia, l’atleta di Taranto, il marinaio del porto romano di Pisa San Rossore, Santa Mustiola da Chiusi, Ildebrando di Sovana (alias Papa Gregorio VII), Sant’Omobono da Cremona, San Ranieri e Santa Bona da Pisa, il Beato Domenico Vernagalli, Enrico VII, Ugolino della Gherardesca, Sant’Antonio da Padova, Giotto di Bondone, Andrea Mantegna, Vespasiano Gonzaga, Principe Francesco Branciforti e Luigi Boccherini. Tiene conferenze, ha scritto 250 pubblicazioni, e partecipato a trasmissioni tv (già dalla prima edizione di Quark condotto da Piero Angela) e radiofoniche per raccontare l’attività del suo istituto.