ANNA BENEDETTI: la signora dei libri
La passata rassegna, ad esempio, ha visto alternarsi negli storici ambienti della Biblioteca comunale centrale del capoluogo toscano Vecchioni, Parronchi, Canfora, Veltroni, Staino, Asor Rosa… tanto per fare qualche nome.
La mia paura era quindi di incontrare una persona accademica, sussiegosa e al di sopra delle righe. Mi apre la cameriera, ma subito dopo mi viene incontro lei, la signora Anna, alta, distinta e sobriamente elegante, dallo sguardo sereno e un po’ sognante.
La gentilezza di questa signora e la sua disponibilità alla conversazione e alla confidenza mi colpiscono. Ci accomodiamo e dopo un inizio in cui scopriamo antiche amicizie e conoscenze comuni, il discorso entra nel vivo, ma sempre con l’affettuosità e la pacatezza nelle parole e nel tono della voce dimostrate fin dall’inizio.
Il 5 ottobre inizierà l’undicesimo ciclo di incontri che avrà come tema «Il silenzio e le parole». Le manifesto il mio stupore per il successo di «Leggere per non dimenticare» dato che gli italiani statisticamente non leggono molto. Mi replica che la formula degli incontri non è quella del docente, dell’artista o dell’intellettuale che parlano cattedraticamente, ma è quello della chiacchierata dal tono familiare, della riflessione di persone accomunate dalla passione per la lettura e dall’interesse su temi urgenti e attuali. Anzi, tutto prendeva più forza quanto più ci si allontanava dalle nicchie specialistiche. A volte il pomeriggio con l’autore, iniziato nella Biblioteca comunale, proseguiva altrove, nei luoghi più disparati e sorprendenti: alle Piagge, nella moschea, addirittura nel carcere di Sollicciano, a seconda dell’argomento affrontato.
La formula si è rivelata vincente e addirittura ci sono state giornate dedicate a giovani e a giovanissimi. E qui la signora Anna dimostra anche una sorridente autoironia nell’accettazione di una clamorosa «sconfitta»: alla fine di un incontro con dei bambini, chiese a uno di questi se il pomeriggio gli fosse piaciuto. Incoraggiata dalla risposta positiva, invitò il bimbo anche al successivo incontro. A questo punto il bambino, messa da parte la buona educazione, replicò, con tono innocentemente schifato che no, assolutamente no, non ci sarebbe venuto, perché a lui leggere proprio non piaceva per niente.
Tutto questo parlare di libri ci porta a commentare un famoso pensiero di Marguerite Yourcenar che parlava delle biblioteche come granai dove ammassare le risorse per un inverno della ragione che l’accademica di Francia vedeva di prossimo arrivo. Anna Benedetti non è così pessimista: l’inverno non è ancora arrivato ed è proprio per il calore che ci viene trasmesso dai libri. E la sua casa è sicuramente uno di questi rassicuranti granai: scaffali e librerie pieni di libri sono davvero dappertutto.
Ma questo non la fa isolare sulla torre d’avorio dell’intellettuale dimentico dei problemi del mondo: la nostra immaturità è grande e da essa derivano i tanti mali che ci affliggono: la guerra, originata sempre dal non volere capire, dal non voler comprendersi (e il pensiero torna al dolce messaggio delle statue gandhara); gli sconvolgimenti climatici provocati dall’uomo che, alla ricerca forsennata del profitto, pensa di essere il padrone del mondo e si dimentica che questo mondo gli è stato affidato, non svenduto; le nostre parole svuotate di significato, divenute un rumore di fondo che non ci interessa; la sparizione del silenzio e della sua forza rigenerante.
Leggere per non dimenticare. Certo che a volte verrebbe quasi voglia di dimenticare. Ma per far che? Per assumere un immaturo comportamento da struzzi? Speriamo che i cicli di lettura della signora Benedetti durino ancora a lungo.
A parlare con questa signora non ci si annoia certo, perché, oltre ai libri, ha anche un altro grande amore: la musica. La frequentazione assidua di opere e concerti al Comunale di Firenze non le è bastata. Per dieci anni non ha mai saltato un Festival di Salisburgo, assistendo sempre a qualche concerto e a qualche opera. Definisce «delizioso» il festival di Pasqua che si tiene sempre nella bellissima città austriaca. Quando era alla Crusca aveva pochissimi giorni di vacanza per Pasqua. Ma la passione per la musica era tale che il giovedì, finito il lavoro, prendeva un «trenino inverosimile» che, il venerdì mattina la portava alla stazioncina di Rosenheim da cui raggiungeva Salisburgo il venerdì pomeriggio per assistere al Parsifal nell’austriaco rituale e religioso silenzio.
Ma la signora Benedetti, negli anni giovanili è stata una vivace fautrice della musica contemporanea, dell’andare alle opere in jeans, ha partecipato a manifestazioni alternative. Ricorda un famoso «Rigoletto» con la regia del russo Ljubimov: fu un grande succès de scandale, e lei fu accesa sostenitrice del regista russo. Il suo giudizio odierno sulle passate regie di rottura è improntato a ragionevole pacatezza: certi smontaggi di luoghi comuni delle opere liriche sono stati molto utili ma oggi non hanno più molto significato.
Dalla baldanza della giovinezza in jeans, la signora è passata alla maturità del sapere ascoltare il silenzio. Così la sua musica preferita è quella del tardo romanticismo, animata da lunghe pause e da profondi silenzi. E guarda caso, il tema del prossimo ciclo di «Leggere per non dimenticare» è il Silenzio.