MARIA ELETTA MARTINI: La politica e il volontariato al femminile
Il padre, inoltre, non ha mai approfittato della propria autorità per influenzare i figli nelle loro scelte, politiche e non. Ha avuto molto rispetto e ha concesso molta libertà. Racconta la senatrice a mo’ di esempio che, ai tempi delle elezioni politiche in cui Gronchi era candidato, ai sei fratelli Martini, nessuno disse nulla su chi votare; poi, piano piano, venne fuori che tutti avevano votato per Gronchi.
Uno dei fratelli, che per motivi d’età non poteva votare al referendum per la scelta fra monarchia e repubblica, disse alla madre: «Mamma, vota anche per me, vota repubblica». Questo è stato l’unico caso, se così si può dire, in cui all’interno della famiglia è stata fatta una chiara richiesta di voto per qualcuno. «Nessuno ci ha mai condizionato e io ho cercato di continuare a farlo: non mi sognerei mai di utilizzare i rapporti familiari a fini politici. Mi fa piacere, quando chiacchierando, viene fuori che fra di noi ci sono posizioni analoghe; però ho conservato questa linea di ritenere la politica una cosa, la famiglia un’altra».
La signora Martini ha fatto per tanti anni contemporaneamente politica e volontariato, regolando e sostenendo il secondo con una apposita legge. Non ha mai trovato contrasti, contrapposizioni nello svolgere le due attività. E se non c’è dubbio che le azioni che si compiono non sono immediatamente le stesse, il fine di entrambe è promuovere il bene comune: questa dovrebbe essere la via da seguire.
Le donne da questo punto di vista, non sono state «impicciate» per un motivo molto semplice: per una donna è tanto più difficile fare politica che non mette in gioco i risultati raggiunti per soddisfare a qualche interesse poco chiaro. E i risultati si vedono: quanti assessori donna che lavorano!
A proposito di donne e politica, inseriamo nella nostra chiacchierata l’argomento «quote rosa»: «Io voto una donna se so quello che pensa e quello che vale, non perché è una donna». Non le piace questa specie di «riserva indiana per le donne». Ricorda sempre quando era capolista per la Dc nella circoscrizione di Lucca: durante la campagna elettorale, c’era un ragazzo che l’aiutava e l’accompagnava in giro; un giorno, questo giovane si rivolse a un gruppo di ragazze dicendo loro che come donne, avrebbero dovuto votare Maria Eletta Martini, una donna; al che una ragazzina replicò: «Ma a me importa sapere che cosa pensa la candidata, poi magari la voto».
Con l’equilibrio e la saggezza che la contraddistinguono, la Martini riconosce, comunque, ai fautori delle quote rosa, che se le sostengono con così grande impegno, avranno le loro ragioni, dovute soprattutto alla difficoltà di avere in politica una forte presenza femminile.
Amica e discepola di Moro e Zaccagnini, negli anni di tangentopoli, è stata promotrice di una linea di severa moralizzazione all’interno del partito (pesantemente coinvolto negli scandali e nelle indagini giudiziarie) divenendo in seguito uno dei fondatori del nuovo Partito popolare italiano. Il 2 giugno del 2002, per l’alto servizio reso al paese durante la sua lunga carriera parlamentare, è stata insignita da Ciampi della massima onorificenza di Cavaliere di Gran Croce.
E ora che fa Maria Eletta Martini? «Ormai sono in pensione, ho molto tempo libero; finché non è arrivato lei, ho letto i giornali, prendendomi le dovute arrabbiature».