GIORGIO BIANCHI: Un carabiniere a caccia di cimeli
di Laura Borgheresi
Il luogotenente che «colleziona» con il cuore. Una passione lunga tutta una vita; un Museo dell’Arma nel cuore antico di Figline Valdarno, trenta chilometri da Firenze, dove si respira davvero il profumo della storia. Questa in sintesi la particolarità di Giorgio Bianchi, o del maresciallo, come è da tutti conosciuto in città, una figura simpatica, piena di calore umano che le deriva dalle origini romagnole, nonostante da circa 40 anni risieda nella patria di Marsilio Ficino, con la moglie Carla e la figlia Cristina, e dove… tutto ha avuto inizio, perché la sua grande passione è stata da sempre la propria professione, quella del carabiniere, «vissuta come una missione» precisa subito Bianchi , poi diventata una parte integra della sua esistenza, sfociata in un amore senza riserve che l’ha condotto nell’interessantissimo «mondo» del collezionismo, diventandone un vero «signore». Già, perché questa in fondo è la storia semplice, ma particolarmente interessante, di Giorgio Bianchi: un amore inesauribile nei confronti dell’Arma.
«Ero piccolo racconta quando a Cesena dove vivevo, vicino a una scuola di addestramento della Polizia Stradale, ascoltavo con grande emozione le sirene dei vari automezzi che partivano per le loro perlustrazioni; era una sensazione bellissima. Fu in quel contesto che compresi la mia vocazione: avrei servito il Paese indossando una divisa; optai per quella nera degli uomini dell’Arma, che tanto ammiravo».
Gli anni poi trascorsero velocemente: gli studi presso la Scuola per Allievi Carabinieri a Roma, successivamente a Padova, la «gavetta» a Figline e ancora gli studi a Moncalieri e nel capoluogo toscano, dopo, l’incarico come vicebrigadiere in Sardegna, con il trasferimento definitivo a Firenze, presso la Scuola Sottufficiali fino al 2003, l’anno del congedo illimitato col grado di luogotenente «perché i carabinieri non sono mai in pensione», scherza Bianchi. Ma contemporaneamente al grande amore per la propria missione lavorativa, questo simpatico personaggio ha intrapreso intorno al 1970, prima della sua partenza per l’«isola dei coralli», un’attività veramente singolare: il collezionismo, rivolto alla conservazione di qualsiasi cimelio o reperto della gloriosa epopea dell’Arma, iniziando da ricordi personali che rappresentano, in fondo, la sua storia.
«Non fu in un determinato periodo della mia vita che decisi di collezionare, semplicemente da sempre ho conservato testimonianze della mia appartenenza al mondo dei carabinieri, poi ricordo di aver visitato sottolinea ancora Bianchi , prima di partire per la Sardegna, il Museo Storico dell’Arma, a Roma. Fu forse in quel contesto, nel 1970, che pensai di conservare con scrupolo maniacale il materiale che pian piano riuscivo a trovare. Cinque anni dopo, ormai figlinese di adozione, con l’iscrizione al Circolo Filatelico Numismatico, tempio del collezionismo locale, iniziai veramente a organizzare tutte le belle rarità che inseguivo nel mondo dell’Arma. Ho cominciato così a fornire una giusta collocazione a tutto il materiale che trovavo, cioè usavo una metodologia, rovistando presso le varie caserme, i mercatini dell’antiquariato, negozi specializzati, e, man mano, che la collezione acquistava una certa dimensione, anche molti colleghi e superiori, alcuni addirittura delle varie Fanfare, quindi militari sempre in viaggio per continue esibizioni, ma pure semplici amici hanno contribuito a incrementare questa passione. Nel 2003 poi, anno del mio congedo, ho iniziato a ordinare, nel locale di via Frittelli, tutto il materiale, collocandolo su mensole e in bacheche, in una parola esponendolo, senza alcuna presunzione, semplicemente per divulgare la conoscenza dell’Arma in molti suoi aspetti». Oggi quel primo ambiente di Giorgio Bianchi è diventato un vero e proprio Museo al centro della città, meta di continue visite di turisti o semplici appassionati dell’epopea storica del Corpo dei Carabinieri, un luogo visitato, ma soprattutto un fantastico «spazio dello spirito», dove è possibile immergersi in un’atmosfera rarefatta, senza tempo e senza spazio, una vera «full immersion» nella tradizione militaristica dei signori dalle divise nere, costituiti militarmente a Torino nel lontano 1814 per volere di Vittorio Emanuele I di Savoia, l’illuminato sovrano del Regno di Sardegna; da sempre sinonimo di alta professionalità, ma soprattutto di grande contatto con la popolazione che vede in questo Corpo un particolare punto di riferimento. A vigilare quale «custode» di ricordi e testimonianze, ma anche di storie e simpatici aneddoti, troviamo lui, Giorgio Bianchi, dal ’95 Cavaliere della Repubblica per meriti di servizio, Commendatore del Santo Sepolcro, ma anche Medaglia di bronzo, conferita dal Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di Malta, oltre che consigliere regionale del Movimento Cristiano Lavoratori dal 2005, figura insostituibile nella organizzazione di eventi locali da parte dell’Associazione Nazionale Carabinieri», di cui è componente di grande rilievo e con la quale si dedica a varie forme di volontariato in ricordo del suo passato a fianco della popolazione. Figura blasonata, dunque, il maresciallo Bianchi, titolo col quale tutti nella cittadina sulle rive dell’Arno si rivolgono a lui, con una forma di rispetto misto a molta simpatia, ma soprattutto un amico fedele dell’Arma, un carabiniere che ha sempre indossato la divisa con molto onore, oggi come ieri inarrivabile conoscitore della sua affascinante storia e dei suoi molteplici «segreti».
Tutti invitati al museo di Figline
Benvenuti nel mondo di Giorgio Bianchi. Il simpatico luogotenente apre, in esclusiva per Toscana Oggi e per tutti i suoi lettori, le porte del suo fantastico museo; siamo tutti invitati (per informazioni 347-3115962). Situato in via Frittelli al numero 10, nella parte storica di Figline, con i suoi 35 metri quadrati, questo piccolo «gioiello» del collezionismo può valere, da solo, il viaggio nel Valdarno fiorentino, poiché è veramente difficile trovare, in altri contesti, qualcosa di paragonabile a ciò che il «maresciallo» figlinese è riuscito a scovare e a organizzare in un modo così particolare in oltre 40 anni di onorata carriera nell’ambito del collezionismo.
Mensole, vetrine e, addirittura, un soppalco costituiscono il nucleo centrale di questo particolarissimo ambiente dove, come dicevamo, è veramente possibile trovare molto dell’infinita storia dell’Arma. Un posto di rilevo lo meritano sicuramente i famosi calendari, la cui prima edizione risale al 1928: Giorgio Bianchi ne conserva addirittura 62, in ricordo di altrettanti anni. Restando poi nel campo editoriale, come non menzionare tutti i numeri de «Il Carabiniere», la famosa rivista mensile datata 1948: il nostro amico li possiede molto ben rilegati, dai primissimi numeri di poche pagine a quelli attuali, che ne contano oltre 150.
Varie mensole mostrano poi volumi di letteratura, i cui protagonisti sono gli «uomini in divisa nera», proprio come gli storici sceneggiati televisivi e le nuove fiction, del tipo «I racconti del Maresciallo», mitica serie con Arnoldo Foà, e la recente «Carabinieri». Ovviamente non possono mancare nel museo di Bianchi le peripezie del «Maresciallo Rocca», alias Gigi Proietti. Troviamo poi le agende con le insigne dell’Arma, le monete, le varie divise del periodo repubblicano: «Provo grande commozione quando osservo le mie, soprattutto quelle da cerimonia, che sempre ho cercato di indossare con grande onore», ricorda Bianchi. Non mancano serviti da colazione, di bicchieri, portachiavi, bronzi e cristallerie, tutti ovviamente con lo stemma militare, piccole riproduzioni dei vari automezzi, ma anche collezioni di vini in ricordo dei vari raduni e di bottiglie mignon dei vari reparti dei Carabinieri, belle ceramiche delle uniformi storiche e gagliardetti dei vari Comandi. Una curiosità: spicca nel museo la riproduzione della pagella scolastica di Salvo D’Acquisto, l’eroico vicebrigadiere, oggi simbolo della fedeltà e del grande valore del Corpo. E ancora adesivi, cartoline, francobolli, penne e i famosi crest, come pure quadri e poster: tanti ricordi di una vita spesa per l’Arma.