DON ARMANDO ZAPPOLINI: Da Madre Teresa al Cnca, un parroco aperto al mondo
di Simona Caroti
«Il desiderio di farmi prete è cresciuto insieme a me, non ho mai incontrato niente di più forte della bellezza di Dio». È la prima cosa che don Armando Zappolini, 53 anni, parroco di Perignano, Quattro Strade, Tripalle, Lavaiano e Gello lascia scivolare dentro un’intervista che si snoda intorno alla sua vita.
A gennaio diventerà ufficialmente il nuovo presidente del Cnca, il «Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza» (dopo essere stato presidente del Cnca Toscana, vicepresidente nazionale e responsabile del settore internazionale) e sulla soglia di un traguardo così importante don Zappolini ripercorre il suo cammino, costantemente scandito dalla ricerca della giustizia.
Originario di Palaia, questo sacerdote che sa unire in una voce dirompente spiritualità intensa e aderenza alla realtà, ha iniziato il suo percorso in seminario a 14 anni. «La vocazione mi ha sempre accompagnato spiega fin da piccolo, durante ogni Messa, il mistero della celebrazione mi affascinava e non ho mai avuto dubbi, ho continuato a scegliere Dio in ogni istante». Cinque anni di seminario a Pisa e cinque a Firenze: «Una chiesa di grande apertura mentale, animata da personalità come il cardinal Giovanni Benelli e il cardinal Silvano Piovanelli». Ordinato sacerdote a soli 24 anni, don Zappolini è diventato il prete più giovane della Toscana, portando il suo entusiasmo a Perignano e alle Quattro Strade, nel 1982 e poi anno dopo anno a Tripalle e a Lavaiano, fino a Gello di Pontedera, nel 2002. «Le mie parrocchie, questo è essenziale dice don Zappolini hanno sempre lavorato insieme pur mantenendo la propria identità. Riconosco in questo una notevole capacità di organizzazione e collaborazione dei laici. Il loro senso di responsabilità mi ha permesso di arrivare fin qui, ogni vita che posso aver migliorato o salvato la dedico a loro, ogni obiettivo di giustizia centrato lo condivido con loro». Del resto i parrocchiani della sua zona pastorale hanno capito ben presto che non avevano a che fare con un sacerdote «tradizionale».
Nei primi anni don Zappolini ha allenato il suo impegno civile in Shalom e nell’Azione cattolica, ma nel 1990 è arrivata la prima, rilevante svolta. Il giovane proposto ha iniziato a percorrere in lungo e in largo l’Italia e il mondo e a confrontarsi faccia a faccia con le ingiustizie, a immergersi letteralmente nelle situazioni di disagio senza risparmiarsi. «Nel febbraio del 1990 è nata la comunità terapeutica di Usigliano racconta e nel maggio dello stesso anno, grazie all’intervento di padre Orson Wells, Madre Teresa di Calcutta (con lui nella foto a destra, n.d.r.) è venuta a Perignano, nella chiesa di Santa Lucia». Da queste due esperienze, forti e decisive, don Armando ha iniziato a dare al suo sacerdozio la forma eclettica di partecipazione che conosciamo. Da una parte i ragazzi della comunità, da aiutare e ascoltare, l’esperienza come coordinatore regionale, un pellegrinaggio dentro la crisi, la solitudine e la rinascita. Dall’altra l’incontro con la sconvolgente povertà di cose e mezzi nel continuo fermento delle strade di Calcutta.
«Anni meravigliosi, che hanno plasmato la mia vita rivela don Zappolini e dato un senso nuovo al mio servizio sacerdotale». Nel 1991, durante un viaggio a Calcutta, ha visto la luce l’associazione Bhalobasa, di cui il parroco è stato fondatore, insieme a padre Wells, e di cui, dall’8 novembre scorso, è divenuto presidente onorario. «Sono rimasto alla guida del Bhalobasa vent’anni dice e non potevo lasciare in mani migliori. Dall’8 novembre scorso il presidente è Alessandro Cipriano (primo da sinistra nella foto a centro pagina, n.d.r.) e sono felice di vedere questa associazione così importante per me, continuare a crescere grazie a lui e a un drappello di giovani e capaci volontari». India, Uganda, Burkina Faso, Ecuador, Brasile, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania: il Bhalobasa, dal 1991 ad oggi, ha fatto il giro del mondo insieme a don Zappolini, mettendo al contempo radici nel cuore di migliaia di persone che hanno sostenuto questa onlus e permesso a tanti bambini di diventare persone in grado di migliorare, loro stesse per prime, le condizioni di vita dei loro connazionali. «Gli anni Novanta afferma don Zappolini sono stati per me teatro di un impegno frontale. Nel 1993, infatti, ho anche iniziato l’avventura all’interno del Cnca, come rappresentante della comunità di Usigliano. Ricordo che al termine della prima assemblea a cui partecipai pensai: abbiamo trovato casa, ed era vero. Questo grande coordinamento è una famiglia in cui trovano cittadinanza persone con gli stessi valori e la stessa voglia di trasformarli in opportunità per i più deboli».
Un’altra svolta per don Zappolini che attraversa uno dei momenti più complessi e rilevanti durante il G8 di Genova del 2001. Il parroco partecipa come delegato alla scuola Diaz per conto del Cnca e inaugura così una nuova stagione: «Sì, ho cominciato in quel periodo un viaggio, che sto continuando, per seguire l’urgenza e la necessità di costruire una vera scienza della giustizia. La mia attività in Libera e contro la mafia, che da anni porto avanti, ha trovato una nuova dimensione: quella della ricerca delle cause della mafia e dei mali che ne sono figli, dell’ingiustizia e delle enormi disparità che travolgono il mondo e soprattutto i più fragili socialmente, qui e nel Sud del nostro pianeta».
Don Zappolini è un sacerdote che ha avuto tanti ruoli, responsabilità e cariche, un uomo che ha declinato la sua esigenza di bene comune in svariate forme e associazioni, pur non lasciando mai le sue parrocchie: «Non potrei mai, sono la mia dimensione naturale». Ma il minimo comun denominatore di tutte queste esperienze è uno solo: la tensione verso una giustizia sociale reale per attuare la quale è indispensabile rimuovere ostacoli enormi e pregiudizi incancreniti, figli di una generale indolenza. «Dobbiamo svegliare le persone, intorpidite da questa cultura negativa e distruttiva del malaffare, dell’egoismo e dell’opportunismo conclude don Zappolini ; ognuno di noi può fare molto per creare una controcultura che getti le basi per un mondo migliore e più giusto. Verso questo obiettivo tenderà la mia presidenza del Cnca, un organismo solido e vitale, capace di dare linfa a 260 organizzazioni e casa e sostegno a oltre 35 mila persone».
«Per acquistare il bellissimo libro della Marini, avere aggiornamenti su tutte le iniziative del ventennale o informazioni sui nostri progetti e su come attivare un sostegno a distanza propongono quelli dell’associazione ai lettori di Toscana Oggi potete scrivere a info@ bhalobasa.it o a segreteria@bhalobasa.it, chiedendo anche di essere inseriti nella mailing list, o telefonare allo 0587-616143 il lunedì e il venerdì, dalle 18.30 alle 20, e il martedì, mercoledì e giovedì, dalle 21 alle 23. News in tempo reale sull’associazione, foto e video dei nostri viaggi ed eventi potete trovarli facendo una passeggiata nel sito www.bhalobasa.it, diventando nostri amici su Facebook o visitando il nostro canale su YouTube».
«Vi invitiamo intanto aggiungono a un’interessante anteprima dei festeggiamenti del ventennale: il 22 dicembre, alle 21,30, nella chiesa di Perignano, sarà proiettato un emozionante video che ripercorre la storia del Bhalobasa, dalle origini ad oggi, realizzato da Simone Zucchelli. Sarà anche l’occasione per scambiarci gli auguri di Natale, nell’attesa di un 2011 davvero denso e importante per la nostra associazione e per i nostri amici del Sud del mondo, nostro Centro».