DORETTA BORETTI: Da un immenso dolore l’impegno per promuovere l’amore alla vita

di Sara D’Oriano

Fosse lei a iniziare questa storia, la inizierebbe sicuramente come una favola. Proprio come fa ogni anno a Natale da quando sono nate le sue bambine, e ancora oggi che le sue bambine sono diventate, brutalmente e prematuramente, due angeli. Lei è Doretta Boretti, conosciuta purtroppo per il tremendo incidente che una sera di novembre di 7 anni fa le portò via Mariachiara e Elisabetta, le sue due «giovani donne», di 21 e 22 anni.

Della vicenda dell’incidente molto si scrisse all’epoca per il terribile impatto e l’incredibile scambio di persona che fu fatto all’ospedale e che per pochi giorni riaccese un filo di speranza nella vita di Elisabetta e Doretta. Ancora poco invece si sa di quello che è scaturito da quell’incidente, di ciò che nella vita di Doretta è nato a seguito di questa assurda tragedia, della sua trasformazione personale e privata, che è diventata un impegno concreto e giornaliero a favore della vita, in ogni sua accezione.

Ma facciamo un passo indietro. Prima di quel 14 novembre 2004, Doretta era una madre innamorata delle sue figlie. Separata dal marito fin da quando era rimasta incinta di Mariachiara, Doretta ha cresciuto da sola e con non poche difficoltà, anche di natura economica, i suoi due angeli: «Niente ci è stato mai regalato. Ogni momento di serenità ce lo siamo ritagliate con molti sforzi, ma Dio mi ha fatto il dono di due ragazze eccezionali e insieme siamo riuscite a fare della nostra casa un “nido d’amore”, come lo chiamavano loro. Eravamo molto unite, tanto che il dolore di una era accolto dalle altre, così la gioia e lo stupore per ogni nuova scoperta e per ogni obbiettivo raggiunto».

Una dimensione di serenità affettiva in cui Doretta riusciva perfettamente a esprimere la sua passione per il teatro, la scrittura e la poesia: «Da piccola facevo parte del coro delle voci bianche del Comunale, con il maestro Fanfani, e da lì poi ho proseguito con una profonda passione per il teatro, tanto che ho recitato in diverse compagnie stabili. Mi dilettavo a scrivere testi teatrali per i ragazzi e gli adolescenti e contemporaneamente scrivevo poesie e avevo in mente alcune tracce per dei romanzi. Scrivere è stato sempre un canale privilegiato, attraverso cui trasmetto le mie emozioni e il mio vissuto». E infatti, nel parlare di sé, ricorda con entusiasmo il progetto di un libro giallo che le venne in mente di scrivere poco più che bambina, un libro scritto, poi rivisto ma sempre rimasto dentro il cassetto. «E poi, un giorno, presentai alcuni miei scritti, alcune poesie, ad un concorso de “La Repubblica” per la pubblicazione di un testo inedito, e nel giro di tre mesi realizzai una bibliografia!». Vinse infatti 3 concorsi e pubblicò alcuni dei suoi racconti e delle sue poesie «anche se non mi ritengo una brava poetessa».

In particolare, Doretta era affascinata dal Natale, forse anche per i ricordi della sua infanzia. Dalla volontà di trasformare in magia quel particolare momento dell’anno per Elisabetta e Mariachiara, iniziò fin dalla loro nascita a scrivere per ogni anno un diverso racconto di Natale, in cui raccontava aneddoti del suo passato, o costruiva storie sulla vita di tutti i giorni, sulle difficoltà e sulle gioie trasformandole in narrazioni piene di fiocchi, regali, folletti e angeli: «Ogni anno, nel mese di dicembre, e vorrei dire da sempre, la mia casa si trasforma, per magia vera, nella splendida dimora di Babbo Natale e… se non ci credi… vieni pure a vedere…», recita l’incipit di un suo racconto.

Ma poi il buio di una sera di metà novembre: «Dopo la morte delle mie giovani donne, la mia vita era cambiata in un modo dirompente. Tra le tante cose che volevo cancellare c’era anche quella della mia insistente voglia di scrivere», scrive Doretta. «Non volevo più scrivere, tanto meno storie di Natale. Per giorni e giorni, sola con me stessa, pensai e ripensai alle innumerevoli cose che ci eravamo dette, alle nostre lunghe e intense conversazioni, alle mille discussioni. Sentivo spesso nella mia mente la memoria delle loro voci ripetermi: “Mamma, scrivi, scrivi ancora”».

Ricominciò a scrivere e quel momento segnò anche in qualche modo il ritorno alla vita, la sua. «Sentivo dentro di me la voglia e il desiderio di far sì che la vita di Elisabetta e Mariachiara non fosse stata fine a se stessa. Mi guardai intorno e cercai associazioni che trattassero il tema della sicurezza stradale, del rispetto della vita. Trovai la Fondazione Onlus Niccolò Galli, in memoria del figlio del calciatore Giovanni Galli, ma loro si occupano del recupero e della riabilitazione di persone che hanno subito un incidente stradale. Non era il mio caso. Io volevo qualcosa che invece trasmettesse a monte il valore e il rispetto per la vita. Al volante come in ogni situazione. E volevo che si rivolgesse a tutti ma soprattutto ai ragazzi». Nascono così la Fondazione e il Premio Letterario Elisabetta e Mariachiara Casini Onlus. «Io voglio fare cultura, cultura della vita. Le mie ragazze avevano voglia di vivere, e per quanto questa vita non mi abbia fatto sconti, anche io la amo più di ogni altra cosa. Vorrei che ognuno trovasse delle spiegazioni positive per ogni esperienza che vive perché anche la cosa più brutta che possa succederci, anche quella è un inno alla bellezza dell’esistenza. Mariachiara e Elisabetta continueranno a vivere ogni volta che saremo e sarò in grado di trasmettere agli altri questo valore».

Un’altra pubblicazione, «Sarà sempre Natale», un testo teatrale, «La maternità offesa», un programma radiofonico, «Un laboratorio per la vita» su Radio Voce della Speranza. La vita di Doretta oggi è interamente e diremmo anche freneticamente, scandita dai suoi impegni con la Fondazione. «A volte è veramente dura e non sempre facile. La mia salute non sempre mi è amica, ma sento dentro che oggi è questa la mia strada e affronto ogni difficoltà con decisione e serenità. Ho ritrovato il mio scopo». E uscendo dalla sua casa, viene spontaneo pensare che in qualche modo Elisabetta e Mariachiara sono lì con lei. Tre vite che vivono in una, un nido d’amore che nemmeno la morte è stata in grado di separare: «Mentre mi congratulo con me stessa per quello che ho fatto, penso alla magia di questo Natale, perché questa notte finalmente ho capito che per i miei due angeli, quelli veri, non smetterà mai più la festa, perché per loro: sarà sempre Natale».

Carta e penna da sempre le sue armiNel pomeriggio di domenica 27 novembre, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, si terrà la premiazione per la quinta edizione del Premio Letterario Elisabetta e Mariachiara Casini (www.stradamare.it). A 7 anni dalla loro morte, il premio è divenuto una consuetudine positiva della vita della città. Ad essere premiati, giovani e adulti che si sono distinti in 3 diverse categorie letterarie: poesia, racconto e lettera. A chi chiede il perché della sezione «lettera» Doretta risponde con semplicità: «Non siamo più abituati a scrivere lettere, specialmente i giovani non conoscono più questa dimensione. In questo modo, per quanto sia una categoria poco frequentata, mi sforzo di mantenerla viva e di farne comprendere il valore».

Le armi di Doretta sono da sempre la carta e la penna. Il suo scopo chiaro e evidente sulla home page di www.elisabettaemariachiara.it, il sito della Fondazione Elisabetta e Mariachiara Casini: «fare cultura». E proprio dalla Fondazione nascono tutte le iniziative volte a sensibilizzare la cittadinanza sul rispetto e sul valore della vita: «Finché non si fa cultura, non possiamo pensare di crescere persone in grado di rispettare la vita, affinché si evitino morti assurde come quella di Elisabetta e Mariachiara».

Dal 2005 Doretta è impegnata in un programma radiofonico dal titolo «Un laboratorio per la vita» su Radio Voce della Speranza, in cui parla di sicurezza stradale in forma di dialogo e scambio con i proprio ascoltatori. Innamorata del teatro, nel 2008 Doretta ha realizzato anche uno spettacolo teatrale, intitolato «La maternità offesa». In esso, il dolore per la perdita delle figlie diventa vero e proprio personaggio scenico, che porta il lettore a soffermarsi sul senso dell’esistenza dopo un evento tanto innaturale e tragico come la morte dei proprio figli. Lo spettacolo è andato più volte in scena nei teatri fiorentini, in occasione della giornata nazionale in ricordo delle vittime della strada, e si svolge con il patrocinio del comune di Firenze. Domenica 20 è stato rappresentato in contemporanea al Dante di Campi Bisenzio, al Manzoni di Calenzano, al Niccolini di San Casciano Val di Pesa e alla Pergola di Firenze. Nell’occasione sono state raccolte le firme per la proposta di legge sull’omicidio stradale promossa dall’Associazione Lorenzo Guarnieri.

All’impegno con la Fondazione si affianca quello personale di scrittrice e poetessa, attraverso la pubblicazione di alcune raccolte di poesie e racconti il cui guadagno va a favore dei progetti della Fondazione. Da «Nell’anima delle Parole», 30 poesie su religiosità, mistero, fede, scritte nel ricordo delle figlie, al toccante romanzo «Sarà sempre Natale» (ed. Pegaso, euro 8,50), semplice ma viva raccolta dei racconti di Natale che la scrittrice ha composto negli anni per le due ragazze: «Per Elisabetta e per tutti i figli che nasceranno dopo di lei scriverò sempre una storia di Natale che tra realtà e fantasia racconti un po’ la magia delle nostre vite vissute insieme».