CARLO PICCHIETTI: il pellegrino di Santa Giulia

di Giulia Sarti

Ogni viaggio inizia per un motivo. Si parte per una vacanza, per lavoro, si parte per andare a trovare qualcuno lontano. Lui è partito per andare alla ricerca di qualcosa. Ogni partenza è accompagnata da un mezzo di trasporto. Lui ha scelto il più tradizionale e il più economico, quello che si chiama «il cavallo di San Francesco», i piedi.

Prima di andare ci si scelgono dei compagni di viaggio. Lui invece è partito in solitaria.

Ma soprattutto partendo si pensa alla meta. Per Carlo Picchietti quella invece è stata solo l’inizio di un nuovo viaggio.

Livornese, geometra nella vita, un anno fa si stava preparando per partire. Destinazione: Brescia, città che custodisce le reliquie di Santa Giulia.

«Dopo essermene un po’ staccato, in quel periodo mi ero riavvicinato alla Chiesa, grazie all’aiuto di alcuni sacerdoti, dei Salmi e della spiritualità meditativa di Sant’Ignazio. Un giorno navigando su Internet mi sono imbattuto per caso sul sito di alcuni ciclisti che avevano percorso il “Cammino di Santa Giulia” in bicicletta». Caso? Destino? O che la Provvidenza ormai sappia intrufolarsi anche tra le righe di Google? In ogni caso se la patrona della sua città si era fatta spazio in quel mondo virtuale per arrivare fino a lui, non poteva certo essere ignorata. «Mi misi in contatto con quelle persone e cominciai a studiare questo percorso che si dice sia quello che fecero le spoglie della santa per arrivare dalla Gorgona fino a Brescia per volontà del re longobardo Desiderio nel 763 d.C.».

Il 3 settembre 2011, dopo aver ricevuto la benedizione del pellegrino dal suo parroco, Carlo era partito, lui e il suo zaino.

390 chilometri circa tra sentieri, strade trafficate, momenti faticosi e momenti da ricordare.

«Ero partito per cercare tranquillità con me stesso e al mio ritorno ho capito che avevo scelto la strada giusta per farlo. Ecco perché a settembre partirò di nuovo». Sì, Carlo riprenderà lo zaino per ripercorrere quel cammino, ma in modo diverso, nei tempi e nel modo, con una strada suggeritagli da un parroco di montagna durante il primo viaggio. «Riparto perché il cammino per me è stato l’inizio di un percorso che attraverso il silenzio della natura riesce a farmi dialogare con me stesso e a far riallineare l’equilibrio interiore che era stato modificato negli anni dalla mia voglia di cambiamento».

Dagli «errori» del viaggio dello scorso anno, Carlo ha imparato almeno tre cose: evitare le strade trafficate, troppo pericolose per un pedone, soprattutto quelle di montagna, niente scarpe chiuse, meglio sandali con i calzini, che, dice, anche se esteticamente non sono forse alla moda, sono stati però la soluzione ottimale dopo i primi giorni di problemi ai piedi. E poi un carico il più possibile leggero. «Alla partenza avevo sulle spalle più di 20 chili… troppi vestiti! Questa volta lo zaino peserà almeno la metà dello scorso anno».

Non potrebbe però rinunciare al tracciatore su cui sono caricati i percorsi da seguire, utilissimo per orientarsi nei boschi. «E certamente con me porterò un libro di preghiere», aggiunge. Di cosa invece si è reso conto poter fare a meno, se non fosse per tranquillizzare chi vuole avere sue notizie a casa, è il cellulare. «A un certo punto, quando si stava per spegnere, mi sono accorto di aver perso il caricabatterie. Ma questo non mi ha sconvolto più di quanto pensassi».

Monasteri, parrocchie, foresterie tra Toscana, Emilia Romagna e Lombardia dove Carlo ha trovato ospitalità, riposo e incontri che gli hanno lasciato qualcosa da portare a casa. «Ognuna delle persone che ho conosciuto e che mi ha accolto, mi ha fatto ripartire con una perla di spiritualità diversa che mi ha suggerito un messaggio. C’è stato il parroco con cui ho parlato di fede, quello con cui ho pregato e adorato il Signore, ma anche quello di montagna con cui ho discusso della strada più adatta per arrivare fin lì». Se c’è qualcosa che invece a Carlo è mancato è stata la partecipazione alla messa. Il suo arrivo, dopo la sveglia intorno alle 6 per mettersi in marcia, era generalmente più tardi dell’ultima celebrazione. «Però camminando ho parlato molto con Dio». Quel dialogo lo ha convinto sempre più che la strada per la sua felicità e serenità risiede nelle cose spirituali della vita. «Ritrovare quel silenzio in cui meditare e pregare è una delle cose che mi spinge a ripartire. Una volta arrivato di fronte alle spoglie di Santa Giulia, momento di grande felicità, non posso negarlo, mi sono però accorto che quello che mi aveva fatto crescere e mi aveva insegnato qualcosa, era stato tutto quello che c’era stato prima della meta, il durante».

Facendogli scoprire ad esempio che la sua forza di volontà era addirittura più forte di quella che pensasse. «Ci sono stati dei momenti in cui la stanchezza era veramente tanta, ma dopo una pausa per rilassarmi la voglia di ripartire era ancora più grande. Non ho mai pensato “torno indietro” nemmeno quando nella Pianura Padana ho sbagliato percorso vanificando circa tre ore di cammino per tornare sulla strada giusta».

Il prossimo viaggio di Carlo partirà agli inizi di settembre. Nel frattempo però non è stato con le mani in mano: «Ho già preparato il nuovo percorso, e nel frattempo ho deciso di condividere la mia esperienza su un blog (http://ilcamminare.it), nel quale parlo dell’esperienza del camminare come strumento per riflettere, dei percorsi migliori, delle mie impressioni. Mi piacerebbe far conoscere il cammino perché diventi un pellegrinaggio che attraverso i luoghi che tocca, naturali e spirituali, possa aiutare anche altri che vogliono intraprendere un viaggio di ricerca dentro se stessi per trovare la tranquillità».

L’idea è di «ufficializzarlo» un po’ come accade lungo il Cammino di Santiago, con punti di accoglienza precisi e tappe ben organizzate. Alla fine, come mostra con orgoglio, un taccuino del pellegrino timbrato dai vari luoghi raggiunti, documenterà in modo ufficiale il pellegrinaggio.

Camminare, scrive Carlo sul suo blog, permette «una percezione più allargata di quello che ci circonda, l’angolo visivo si espande su dettagli colori e sensazioni, il corpo, la mente si allineano con lo spirito e si fondano in un’unica onda».

Livorno e Brescia unite così nello spirito della loro patrona da un cammino che Carlo definisce «massacrante fisicamente, ma dolce spiritualmente», due espressioni che ben si addicono alla vita della giovane santa.

L’antico cammino lungo la Via Bibulca

Sono circa 335 i chilometri che quest’anno Carlo percorrerà interamente a piedi seguendo l’antico cammino di Santa Giulia, una cinquantina in meno del 2011.

Punto di partenza la sua città, Livorno, proseguendo in direzione di Calci. Ci saranno poi Ponte a Moriano e Barga tra le tappe principali. Da qui, Carlo seguirà un’antica strada romana, la «Via Bibulca», della quale si sta documentando analizzando i percorsi sui testi dello studioso Renato Stopani. Questa via gli permetterà una deviazione rispetto al percorso dello scorso anno: una volta arrivato a Sommocolonia, salirà fino al crinale appenninico a 1670 metri sul livello del mare, raggiungendo quindi il Passo delle Radici. Proseguirà sulla strada per passare non più da Cremona come nel suo primo viaggio, ma da Reggio Emilia e da lì su fino a Brescia.

Le tappe previste sono 15, in 13 giorni, uno in più della prima volta per non accavallare quelle più faticose e avere giorni in cui il cammino si riduce a una decina di chilometri per riposarsi un po’. Per questo secondo viaggio seguirà quasi del tutto sentieri Cai che passando per le due regioni di Toscana e Emilia Romagna lo faranno giungere immerso nella natura, in Lombardia.

A proposito della storia del Cammino di Santa Giulia, sul suo blog si legge così: «Per volontà di Re Desiderio, nel 763 d.C. circa, i resti terreni di Santa Giulia dovevano essere custoditi all’interno del Monastero longobardo in Brescia, così per ordine del Duca longobardo, fondatore del complesso conventuale di San Salvatore, le sacralità furono trasportate fino alla città lombarda, secoli dopo rispetto agli avvenimenti del martirio che ne consacrano la devota donna. Il pellegrinaggio ripercorre così, la rievocazione degli eventi che videro il passaggio dei sacri resti dall’isola di Gorgona fino a Brescia, passando da Livorno, Lucca, Passo Pradarena, Parma e Cremona, percorrendo una distanza di circa 400 chilometri. Il Cammino oggi si fissa l’obiettivo di consolidare questo percorso, mediante lo studio ed il riadattamento di un itinerario che concili il più possibile la storia, la cultura dei luoghi, le caratteristiche di un cammino naturalistico, quindi il più lontano possibile dalle grandi viabilità, ed attraverso le accoglienze prefissate, si concretizzi in un presupposto di approfondimento culturale e spirituale».