Il film: “Fire of love”, nella profondità dei crateri dove ardono amore e lava
Katia, ancora adolescente, era rimasta folgorata dalla maestosità dell’Etna; Maurice, a 7 anni, sulle pendici dello Stromboli aveva deciso che da grande avrebbe studiato il mistero delle colate incandescenti. Nel 1966 si incontrano: lei è diventata una geochimica, lui un geologo. Si sposano nel 1970 con viaggio di nozze, tanto per rimanere in tema, nell’isola vulcanica di Santorini. Da quel momento vivranno l’uno per l’altra. E per i vulcani. Con atteggiamenti a dir poco audaci che hanno contribuito a lasciarci in eredità una quantità incredibile di materiale.
Furono precursori della comunicazione social, con l’oculata organizzazione di appuntamenti editoriali, con una presenza assidua nei talk-show, con la realizzazione di cortometraggi scientifici e fotografie antenate dei selfie, girati o scattate un istante prima che la lava travolgesse tutto. Le loro esperienze resero la scienza spettacolare, intrecciando il loro inguaribile desiderio di affrontare il pericolo con il contribuire alla diffusione della cultura della prevenzione dalle catastrofi naturali. Camminarono sulla lava ancora incandescente, trascorsero notti dentro crateri eruttanti, attraversarono in gommone laghi di sostanze acide, arrivarono persino a tentare di realizzare una canoa in grado di navigare nella lava incandescente. Vulcanologi itineranti, furono banditi dagli accademici. Come è concesso soltanto agli eroi, il 3 giugno 1991 pagarono con la vita, dopo vent’anni di carriera sempre al limite, il desiderio di filmare troppo da vicino l’eruzione del vulcano giapponese Unzen (silente da ben 200 anni e risvegliatosi proprio in quei giorni). Lei aveva 49 anni, lui 45.
Ora la loro storia d’amore e lava è diventata Fire of Love, il sorprendente e toccante documentario, realizzato da Sara Dosa e premiato al Sundance Film Festival e al Trento Film Festival, proposto nella versione originale in inglese e francese con sottotitoli in italiano. Sara Dosa, che ha scoperto i Krafft durante le sue ricerche per il precedente The Seer & the Unseen (la storia di una donna islandese in contatto con gli spiriti della natura), ha rimesso in ordine, con la voce narrante di Miranda July, gli spezzoni dei video in 16mm girati dalla coppia e dai loro amici di avventura, le loro interviste televisive, quelle realizzate alle pendici dei vulcani, fino agli intensi momenti di vita familiare (sempre nel segno della ricerca scientifica).
Ne è scaturito un racconto fluido, vissuto al presente, per niente celebrativo (unica sequenza fuori contesto, una cavalcata di gruppo accompagnata dall’immancabile Morricone), né tanto meno inficiato dal drammatico senso di tragedia al quale i due coniugi-scienziati erano predestinati. Perché per Katia e Maurice, i vulcani rappresentavano la bellezza della natura, da vivere con gioia, simbolo del fuoco che arde dentro ognuno di noi. Fire of Love è un’opera autentica, meravigliosamente imperfetta, sgranata nella pellicola, dove zoomate e panoramiche rimandano agli albori della cinematografia della Nouvelle Vague. Così come gli elmetti indossati da Katia per ripararsi dalla lava sembrano usciti direttamente dai film di fantascienza degli anni Cinquanta e Sessanta, mentre il formato 4:3 ci ricorda in ogni istante che non è finzione ma è tutto vero. Fire of Love è anche una vibrante storia d’amore, profonda come i crateri dei vulcani che, in piena eruzione, possono essere rossi e gentili come la lava dell’Etna ma anche grigi e assassini come i fumi letali dello Unzen.
FIRE OF LOVE [Fire of Love] di Sara Dosa. Con Katia Krafft, Maurice Krafft, Miranda July (voce narrante)
Produzione: Sandbox Films, Intuitive Pictures, Cottage M; Distribuzione: National Geographic Documentary Films; Canada, Stati Uniti, 2022
Documentario; Colore; v.o. sottotitoli in italiano
Durata: 1h 33min