Il film: “Ennio”, vita e miracoli di un Maestro
È vero che alcune immagini si possono sentire: Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cliff che si fissano intensamente prima di estrarre le pistole, Jeremy Irons che suona un oboe mentre alcuni indios lo osservano affascinati, Tim Roth che fa volare le dita sopra i tasti di un pianoforte ignorando le indicazioni del direttore d’orchestra, Jacques Perrin che nel buio di una sala privata ammira il montaggio dei baci proibiti preparato per lui da Philippe Noiret… Centinaia di altre ce ne sarebbero, tutte legate da un unico elemento: le straordinarie musiche di Ennio Morricone, l’uomo che ha di fatto reinventato il concetto di colonna sonora, e che ha consacrato la composizione per il cinema ad arte “alta”.
Ennio è il frutto di sette anni di lavoro di Giuseppe Tornatore, sette anni di ricerca, raccolta materiali, interviste e montaggio durante i quali molto è cambiato: alcuni intervistati, come Lina Wertmüller o Vittorio Taviani, sono scomparsi, così come lo stesso Ennio Morricone, morto nel luglio del 2020, rendendo così il film dell’amico Tornatore l’ultima intervista rilasciata, oltre che la più completa.
Il film, infatti, è un vero e proprio diario di memorie, un affettuosissimo omaggio al compositore che va dagli anni dell’infanzia, a seguito del padre trombettista per feste e processioni, a quelli della formazione al conservatorio, fino al debutto nella musica leggera con Gianni Morandi, Edoardo Vianello, Mina, Gianni Meccia e gli altri, approdando infine a quello che è diventato il suo tempio, il cinema, con interventi di Sergio Leone, Dario Argento, i fratelli Taviani, Quentin Tarantino, Enzo G. Castellari, Terence Malick, Gillo Pontecorvo, Roland Joffé e tanti altri che hanno lavorato con lui, e che hanno visto i propri film resi immortali (anche) dalle sue note.
Tornatore, umile narratore che fugge sempre il primo piano e si mantiene come una voce tra le tante, monta il proprio film come farebbe un direttore d’orchestra, fa in modo che gli intervistati finiscano l’uno le frasi dell’altro, ricrea sinfonie con split screen del Maestro che canticchia i propri temi, tesse il proprio film come una bella storia attorno al fuoco.
Si toccano anche temi controversi, come l’eterno snobismo dell’arte “alta” nei confronti di quella “popolare”, i meccanismi di premiazione dell’Academy che spesso e volentieri non sono strettamente qualitativi, ma anche i momenti di crisi dello stesso Morricone, come l’unanime condanna della ripetitività dei suoi temi sviluppati per il thrilling all’italiana negli anni Settanta.
Vita artistica e privata si intrecciano sullo schermo, il lato teneramente umano del Morricone che si commuove perso tra i ricordi dialoga con quello irraggiungibile del genio assoluto che vede sinfonie su pagine bianche. Il linguaggio del documentario esalta piuttosto che appesantire la narrazione, restituendo la dimensione dell’impatto storico del lavoro di Morricone inondando lo schermo di messaggi di ammirazione e affetto di decine di grandi nomi della musica, del cinema, della cultura in genere, che pagano il loro tributo a un’icona vivente.
Ennio appassiona, commuove, coinvolge, svela il dietro le quinte di composizioni e adattamenti, racconta il lato nascosto di uno dei più grandi compositori del Novecento, e lascia uscire il pubblico dalla sala accompagnato dalle più belle musiche del Maestro: una meraviglia.
ENNIO di Giuseppe Tornatore. Italia, Paesi Bassi, Belgio, Giappone, 2021. Documentario.