Il film: “Se succede qualcosa, vi voglio bene”, il colore del dolore, il colore della speranza
C’è, però, nei bravi registi di corti, una capacità che a volte manca nei colleghi specializzati in minutaggi più lunghi, la capacità cioè di condensare storie, emozioni e ispirazione artistica in pochi minuti, affrontando il rischio di non riuscire a dire niente, o di puntare l’acceleratore sul pietismo a costo di smuovere una lacrima in meno di mezz’ora. Quando l’operazione riesce, però, il risultato è eccezionale, commovente, spiazzante.
È questo il caso di Se succede qualcosa, vi voglio bene, film d’esordio alla regia di Will McCormack, accompagnato dal più esperto Michael Govier. In dodici minuti, i due registi condensano un’intera vita, raccontano affidandosi alle sole immagini e alla semplice e toccante musica di Lindsay Marcus, tratteggiano con maestria, sensibilità e delicatezza una storia che tocca temi spinosi e dolorosissimi.
Lo spettatore arriva in medias res nella casa di un uomo e una donna disperati, chiaramente in lutto, logorati da un’assenza enorme e schiacciati dall’insostenibile peso che ne deriva. Senza dare spiegazioni, con poche pennellate, l’animazione lavora per sottrazione, e da un paesaggio minimalista si tolgono voci, colori, rifiniture per raccontare, già dalla grafica, la tragedia di una vita interrotta troppo presto, di un’opera incompiuta che condiziona e ridisegna l’intero contesto. Il terzo personaggio principale, la figlia morta, viene introdotto timidamente, quasi in punta di piedi, e fa capolino tra segni e ricordi, a ricomporre la storia avvenuta prima dell’arrivo dello sguardo del pubblico. Su un fondale bianco spezzato da poche sfumature di grigio danzano solo le ombre, più vive delle persone che le proiettano, incarnazione delle troppe emozioni non espresse, dei sentimenti che non riescono a diventare parola, di passioni ricacciate nel profondo di due anime ferite.
“Più forte della morte è l’amore”, però, e un evento (apparentemente) casuale come l’accensione fortuita di un giradischi rimette in moto storie e ricordi, e riempie con flashback pieni di gioia e di affetto i vuoti della narrazione. Se da un lato, come ricordava Dante, il ricordo di un passato felice aumenta il dolore del presente, dall’altro le ombre/emozioni si ricongiungono finalmente in un abbraccio che promette di ricucire i rapporti tra chi è rimasto, rimarginando piano piano una ferita che ancora sanguina. La ferita cui si riferiscono Govier e McCormack, però, non è solo quella personale e vivissima dei protagonisti, ma è anche quella di un’intera nazione: confrontandosi coi genitori di bambini uccisi in sparatorie nelle scuole, i due registi affrontano direttamente, ma con delicatezza e profondo rispetto, il tema della diffusione delle armi negli Stati Uniti, e degli effetti mostruosi e crudeli che questa ha avuto e ha tuttora sulla vita di tanti, troppi giovanissimi.
Se succede qualcosa, vi voglio bene è la sorprendente storia di un lento e sofferto percorso di guarigione, un’elaborazione del lutto in cui l’ombra piano piano si fa luce, il vuoto si colma, la memoria restituisce intatto tutto l’amore dato e ricevuto, e una famiglia si ricompone a partire dai propri frammenti. Con passione, forza, dignità, il film commuove, sconvolge, appassiona, tocca le corde del cuore senza indugiare nel pietismo: una bellissima parabola di rinascita e speranza, un piccolo capolavoro di delicatezza e potenza espressiva.
SE SUCCEDE QUALCOSA, VI VOGLIO BENE di Michael Govier, Will McCormack. USA, 2020. Animazione.