Il film: «Non odiare», un lungo duello con la propria coscienza
Ispirato a una storia realmente accaduta, il film ambisce a definire la soglia del perdono, a risolvere un lungo duello con la coscienza, a porre quesiti cui ognuno nel suo intimo dovrebbe poter rispondere. Ma, come spesso accade in questi casi, l’autore finisce per mettere troppa carne al fuoco e a non trovare i mezzi adeguati per raggiungere il giusto grado di cottura in ogni parte.
Premessa: un bambino, Simone, è invitato dal padre a scegliere un gattino tra una cucciolata. Gli altri saranno infilati in un sacchetto e buttati a fiume. Poi Simone cresce e diventa un medico. Il ricordo del padre, ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento, è per lui vincolante: una ferita ancora aperta che niente riesce a richiudere. Capita che una sera Simone, mentre percorre in canoa il fiume Timavo (a Trieste), percepisce nella strada soprastante l’urto tra due auto. Sceso a terra, ne trova una con il guidatore gravemente ferito e si appresta a soccorrerlo. Ma la scoperta di una svastica tatuata sul petto lo blocca: nessun soccorso e l’uomo muore. Poi, però, Simone deve dialogare con la propria coscienza e finisce per interessarsi dei figli del defunto assumendo Marica come colf. Il figlio maschio più grande, Marcello, ha la stessa impostazione ideologica del padre e non concepisce che la sorella sia “serva di un giudeo”. Per far quadrare minimamente le problematiche sarà necessario un altro evento traumatico.
È evidente che Non odiare non ha soluzioni da proporre, tanto vero che in fondo ognuno dei personaggi rimarrà in un certo senso sulle proprie posizioni. C’è però da mettere in conto una trasfusione da Simone a Marcello che dovrebbe almeno alleggerire i carichi pesanti che i due si portano dietro: Simone per radici storiche e difficoltà di comunicazione, Marcello per emulazione e ottusità. In questo si inserisce la più improbabile delle eventualità: un accenno di rapporto sentimentale tra Simone e Marica che, se giungesse alle orecchie sbagliate, potrebbe persino provocare una strage.
Finisce così che le buone intenzioni di Mancini sono lasciate un po’ a se stesse rischiando di far andare il film verso una deriva non ideologica, ma melodrammatica. Bisogna anche mettere in conto il rischio iniziale: un argomento così duro ed estremizzato poteva portare a un generale schematismo che ne avrebbe fiaccato la forza drammatica. Potremmo concludere che va dato atto a Mancini di non aver mai tentato di semplificare le cose utilizzando un linguaggio cinematografico secco e scarno (alla Kieślowski, tanto per capirci) che ogni tanto cozza contro soluzioni narrative troppo facili e quasi improvvisate. Dagli attori viene qualche nota positiva. Soprattutto Alessandro Gassmann, alle prese con il personaggio più complesso, riesce a rendere senza distrazioni il tormento di Simone facendo capire chiaramente quale possa essere il peso del passato su una vita segnata dalla mancanza di orizzonti chiari e definiti.
Su quale, cioè, possa essere l’importanza del passato per definire il presente e il futuro. Il personaggio, d’altronde, non cerca approvazione non essendo in alcun modo giustificabile la sua violazione del giuramento d’Ippocrate. Sara Serraiocco e Luka Zunic (Marica e Marcello) fanno la loro parte con personaggi comunque meno complessi. Alla fine resta da dire una parola sul titolo. Se Non odiare ambiva ad essere, come qualcuno ha detto, l’undicesimo comandamento, ci permettiamo di far presente che Ama il prossimo tuo come te stesso era già sufficiente, come dice San Paolo, a contenerli tutti, perché l’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore (Rm 13,8-10).
NON ODIARE di Mauro Mancini. Con Alessandro Gassmann, Sara Serraiocco, Luka Zunic, Lorenzo Buonora, Cosimo Fusco, Lorenzo Acquaviva. ITALIA/POLONIA 2020; Drammatico; Colore