Villetta con ospiti
Così facendo il suo cinema non ha più motivo di essere definito manicheo, in quanto ciò presupporrebbe una schematica divisione del mondo e della vita in bene e in male. Qui non c’è alcuna divisione, ma una strada a senso unico verso la cattiveria. In Villetta con ospiti, ambientato nel nordest italiano senza elementi di precisa identificazione (anche se le riprese sono state effettuate a Bassano del Grappa), ogni singolo personaggio sta al gioco senza ombra di rimorso e, peggio ancora, dando mostra di essere da lungo predisposto ad affrontare nel peggiore dei modi una situazione difficile. Non c’è insomma all’interno del film alcun percorso che porti a una soluzione: tutto è già scritto e, a quanto pare, non esiste possibilità che nessuno dei convenuti possa cambiare le cose. Ne deriva una fastidiosa maniera che, sfuggendo riflessioni e voci contrarie, afferma senza che nessuno contraddica che le cose stanno così e che non c’è modo che stiano diversamente.
In una cittadina del nordest italiano (diciamo Veneto) vive una ricca famiglia che prospera con un pastificio. Il capofamiglia Giorgio, romano, è un marito infedele e vive ai margini della legalità. Sua moglie Diletta, psicologicamente fragile, gli ha ceduto l’amministrazione della società e si accontenta di sponsorizzare eventi di beneficenza con la parrocchia locale. Sua figlia Beatrice è un’adolescente inquieta che non sopporta alcuna autorità. Sua suocera Miranda è anziana, avara e razzista. Poi ci sono un poliziotto napoletano corrotto, un parroco non insensibile al fascino femminile, un medico con diversi scheletri nell’armadio. A queste forze dominanti si contrappone una famiglia di rumeni: Sonja è a servizio nella villa, suo figlio Adrian sopporta poco la situazione di soggezione e lo zio si occupa di affari loschi. Quando Diletta, in assenza di Giorgio, spara a un intruso di notte e si accorge che si tratta di Adrian, tutte le forze convergono perché l’incidente non vada a macchiare il curriculum familiare.
Non è che De Matteo manchi di capacità compositive. Villetta con ospiti è organizzato come una specie di noir che dal punto di vista della tenuta narrativa può anche funzionare. Il punto è che la sua foga accusatoria lo porta a fare di ogni erba un fascio e di scegliere una famiglia, un quartiere, un paese intero nei quali nessuno sembra disposto a battersi per la verità. Anzi, più precisamente ci troviamo di fronte a un consesso umano che è composto da nessun innocente e tutti complici, che sarebbe comunque una forzatura anche in un carcere di massima sicurezza o nel quartiere più malfamato di una città senza legge. E tutto questo per intervenire a piedi uniti sulle problematiche di violenza, razzismo, differenze tra ceti sociali e difficoltà di convivenza civile che affollano le prima pagine dei quotidiani allo scopo di dichiarare a chiare lettere che gli sforzi per risolvere le cose sono perfettamente inutili. La verità ultima di De Matteo è che siamo troppo cattivi e attaccati al nostro orticello per permettere che qualcuno possa entrarvi o anche soltanto guardarlo da fuori. In questo pessimismo unidirezionale che francamente non condividiamo si muovono attori capaci ma costretti a lavorare su personaggi totalmente privi di sfumature. Giallini, Cescon, Gallo, Marchioni hanno dato miglior prova di sé in altre occasioni che prevedevano un lavoro interiore. Qui, invece, il pessimismo diventa qualunquismo: per fortuna la realtà, per quanto brutta possa essere, ogni tanto riesce ancora a sorprenderci in positivo.
VILLETTA CON OSPITI di Ivano De Matteo. Con Marco Giallini, Michela Cescon, Massimiliano Gallo, Erika Blanc, Vinicio Marchioni, Bebo Storti. ITALIA 2020; Drammatico; Colore