Yesterday
Sui manifesti di Yesterday di Danny Boyle è scritto «dal regista di The Millionaire». Non di Piccoli omicidi tra amici o Trainspotting, ma di The Millionaire, che a parte avergli fruttato l’Oscar per la regia non è certamente il suo film più rappresentativo. È probabile che il riferimento non sia tanto al premio Oscar, quanto al fatto che entrambi i film hanno un protagonista indiano.
In Yestarday è Himesh Patel, esordiente, che è suo malgrado coinvolto in un paradosso che non ha alcunché di scientifico: a seguito di un blackout mondiale durante il quale Jack Malik, viaggiando in bicicletta, è travolto da un autobus, accadono due cose. Il mondo intero si risveglia senza avere alcuna memoria dei Beatles, scomparsi anche da qualunque sito Internet, e Jack sembra essere l’unico a ricordare le loro canzoni. Una volta preso atto dell’anomalia e appurato che non si tratta di uno scherzo Jack, che aveva appena deciso di abbandonare le velleità musicali da eterno incompreso, mette in moto la memoria e riscrive tutte le canzoni dei Fab Four dichiarandosene autore unico e raggiungendo rapidamente un enorme successo internazionale. Così la sua «manager» britannica Ellie, l’unica ad aver creduto in lui nei tempi di magra, è pian piano messa a margine a favore della potenza del mercato statunitense, che studia strategie complesse per fare di Jack la star delle star. Ma il fatto che Jack scopra di non essere proprio l’unico a ricordare i Beatles, un sussulto di coscienza, un incontro estemporaneo con John Lennon (che non essendo una star è invecchiato tranquillamente) e l’amore mai dichiarato a Ellie che torna a reclamare il proprio spazio faranno sì che tutto (quasi tutto) torni nella dimensione della verità.
È difficile inquadrare esattamente Yesterday in un genere (commedia è quello più plausibile) o nei suoi reali intenti. Presumendo che la fama dei Beatles sarà più o meno imperitura e che i quattro di Liverpool non abbiano bisogno di una celebrazione sia pur surreale come questa, bisogna considerare da che mano venga la sceneggiatura del film. Richard Curtis, oltre ad aver creato insieme a Rowan Atkinson il personaggio di Mr. Bean, ha scritto Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill e Il diario di Bridget Jones, nonché diretto Love Actually.
Ne consegue che il modo migliore di leggere Yesterday sia evidenziando la storia d’amore tra Jack ed Ellie che, per arrivare a compimento, ha bisogno di un forte intervento esterno che potrebbe essere proprio la cosiddetta celebrazione dei Beatles dimenticati dall’umanità intera.
Questo ci porta però a un’ulteriore considerazione: che cioè sia probabile che la passata vena provocatoria, urticante, fuori schema ed entro certi limiti scandalosa di Danny Boyle abbia esaurito la sua carica e si sia trasformata in un mestiere più tranquillo e omologato alle richieste di mercato. Tanto per essere chiari, ci sentiamo di dire che Yesterday sia un film animato da buone intenzioni, sorretto da un’idea divertente e condotto con tecnica altamente professionale. Ma resta un film che possiamo definire «carino» (categoria altamente a rischio) e che a lungo andare mostra chiaramente di non saper gestire l’idea di partenza.
Se è vero, infatti, che il nucleo del film è il rapporto tra Jack ed Ellie, è altrettanto vero che l’idea della scomparsa dei Beatles dalla memoria dell’umanità, non avendo un adeguato svolgimento surreale, finisce per avvolgersi su se stessa allungando i tempi a dismisura in attesa dei chiarimenti di fronte al pubblico urlante dello stadio di Wembley. Casomai, c’è da sottolineare che i Beatles non sono gli unici ad essere stati dimenticati. Nel mazzo entrano anche la Coca Cola (soppiantata dalla Pepsi), le sigarette (a dispetto del potere della lobby del tabacco) e, sorpresa delle sorprese, Harry Potter. Qui si poteva davvero aprire un dibattito tipo: cosa sarebbe il mondo senza di loro?
YESTERDAY (Id.) di Danny Boyle. Con Himesh Patel, Lily James, Ed Sheeran, Kate McKinnon, Joel Fry, Ana de Armas, Robert Carlyle. GB/RUS/CHN 2019; Commedia; Colore.