Ricordi?

Spesso si sente dire che si vive di ricordi. E forse è anche vero, nel senso che il nostro vissuto si ripresenta continuamente o in presenza di situazioni che lo evocano perché simili o semplicemente perché ci si sofferma a ripercorrere strade già battute o anche perché il ricordo, non importa se bello o brutto, è parte di noi e riaffiora anche se non viene evocato. Quel che però non ci soffermiamo mai a considerare è il fatto che, per diversi motivi, due ricordi dello stesso avvenimento non sono mai lo stesso ricordo. Uno stato d’animo, un sentimento, una necessità possono trasformare un ricordo di quel tanto che basta a renderlo diverso. Tanto per fare un esempio, neanche dei più complessi, potremmo ricordare un evento particolare cambiandoci continuamente l’abito indossato.

A colmare questa lacuna arriva Valerio Mieli, del quale ricordiamo il lungometraggio d’esordio Dieci inverni, che non esita a complicarsi la vita (quella artistica, naturalmente) realizzando Ricordi?. La complicazione, tutta in fase di scrittura, è dovuta al fatto che i suoi due protagonisti non si limitano a modificare i ricordi. Il loro rapporto è tale che talvolta lui è lui e lei è lei, ma nella maggior parte dei casi lui è come lo vedeva lei in quel momento e lei come la vedeva lui. Si dice complicazione, ma basta affidarsi al flusso delle immagini per accorgersi che non ci dispiace affatto ignorare il come e il perché. In fin dei conti, Leslie P. Hartley scriveva in Messaggero d’amore che il passato è una terra straniera, perché lì tutto succede in modo diverso.

Lui e Lei (non sapremo mai i loro nomi) si conoscono a una festa, si piacciono e cominciano una lunga relazione. Poi si lasciano. Lei va con un altro, che poi è l’amico di Lui. Lui, invece, resta solo e continua a pensare e a ricordare. Ma quando si ritrovano, qualcosa è cambiato. Lei era solare e gioiosa ed è diventata seria e fatalista, mentre lui che era esistenzialista fino al midollo ha imparato (da lei, a quanto pare) a vedere il bello delle cose. A meno, naturalmente, che non sia tutto uno scherzo della memoria fuori controllo.

Mieli non ha alcuna intenzione di raccontare una storia originale. Il fatto stesso che i due protagonisti non abbiano un nome vuol dire a priori che si tratta di una coppia che è la somma di tante coppie e quindi di una storia che è la somma di tante storie. La sua ferma intenzione, in realtà, è quella di raccontare una storia qualunque in un modo in cui nessuno avesse mai provato a raccontarla.

E questo, andando oltre le apparenze, non significa che Ricordi? sia un film freddamente formale, ma che si tratti piuttosto di un audace esperimento linguistico paragonabile a un numero di altissima acrobazia. Luca Marinelli e Linda Caridi, che addirittura hanno studiato anche fisica per prepararsi al film, affrontano un’impresa non comune: allo stesso tempo devono interpretare se stessi come sono e il se stesso visto dall’altro.

Così il film di Mieli, che punta molto sulla fotografia di Daria D’Antonio e sul montaggio di Desideria Rayner, non è esattamente una storia d’amore che comincia e forse finisce o forse ricomincia: è in massima parte una grande esperienza visiva dove la giustapposizione e la concatenazione delle immagini hanno un peso molto maggiore rispetto ai dialoghi, alle situazioni e alla narrazione di una storia che sfugge continuamente e costringe lo spettatore a concentrarsi su ciò che vede più che su ciò che presume gli venga raccontato.

La fotografia di Daria D’Antonio, ad esempio, cambia al mutare degli stati d’animo dei personaggi e lo fa in modo da poter essere percepita. È un fatto che Ricordi? ci riporta  dopo molto tempo al cinema come esperienza visiva, facendosi apprezzare per il suo virtuosismo che però non è mai fine a se stesso in attesa di un applauso. Probabilmente è un film che si fa una volta e poi non si fa più. Ma da Mieli, bisogna dirlo, ci attendiamo ancora molto.

RICORDI? di Valerio Mieli. Con Luca Marinelli, Linda Caridi, Giovanni Anzaldo, Camilla Diana. ITALIA/FRANCIA 2018; Drammatico; Colore.