Maria Maddalena

Si esita a definire Maria Maddalena un film storico. E non tanto per il fatto che Davis e le sceneggiatrici Edmundson e Goslett (due donne, fattore di cui tener conto) prendono i Vangeli e li sfrondano di tutto quello che non serve loro per portare avanti la tesi di partenza, ovvero che la Maddalena non è una prostituta, che la sua scelta di seguire Gesù equivale a un’emancipazione dai voleri della famiglia e che alla fine è proprio lei (non gli apostoli, che aspettano ancora il Messia armato) a recepire al meglio l’insegnamento del Cristo.

Ma anche e soprattutto perché la scelta di girare il film tra Matera (a quanto pare mèta inevitabile per chi si accosti alla vita terrena di Gesù) e la Sicilia ha portato a una riscrittura della geografia della Terra Santa che consente agli autori di concentrare in poco più di un giorno peregrinazioni ed eventi che ne richiedono ben più. Senza contare che dall’inizio alla fine il film di Davis è una vetrina di errori marchiani in riferimento alle pratiche ebraiche, allo svolgersi delle cerimonie, alle fondamenta stesse dell’ebraismo. Tanto per dire, assistiamo all’ingresso nel tempio di persone a capo scoperto (uomini e donne, indistintamente) che poi se lo coprono per uscire. O all’ingresso in Gerusalemme fatto coincidere con la Pasqua ebraica, nel qual caso nessuno avrebbe potuto intraprendere anche la semplice azione di camminare. O ancora alla resurrezione di Lazzaro, che a quanto pare per Gesù è un perfetto sconosciuto. Potremmo andare avanti ancora un po’, ma per dare un’idea è più che sufficiente sull’attendibilità storica del film.

Maria di Magdala (che storicamente è una cittadina molto florida, mentre qui è un villaggio di pescatori) deve conoscere lo sposo scelto per lei dal padre e dai fratelli. Ma lei non vuole sposarsi e i parenti tentano di esorcizzarla perché sicuramente posseduta da qualche spirito maligno. Ma da quelle parti passa Gesù, considerato un guaritore e quindi convocato dalla famiglia. Le sue parole colpiscono la donna che seduta stante lascia la casa e decide di seguirlo. Il resto procede a passo di carica: qualche miracolo, la diffidenza di Pietro, l’incontro con Maria, l’ingresso in Gerusalemme e subito la crocifissione. Poi, dopo la resurrezione, il suo incontro con Gesù e la spiegazione agli apostoli che il regno di Dio è già presente, ma può essere vissuto soltanto nel cuore e nell’anima.

Garth Davis, già autore di Lion – La strada verso casa, si è adeguato alla lettura proposta dalla sceneggiatura occupandosi più che altro degli aspetti formali. Ma lo ha fatto in maniera acritica, limitandosi a mantenere una tonalità solenne che in fin dei conti non sembra interamente in linea con l’obiettivo del film se non per rafforzare l’idea che quella che sta raccontando (ci mancherebbe altro) è proprio la storia vera di come tutto si è svolto.

C’è anche da dire che alcuni particolari evocano Jesus Christ Superstar: l’invettiva di Pietro contro la Maddalena (nel musical era Giuda a farlo) e l’apparente inadeguatezza di Gesù di fronte alla folla che lo circonda (era l’episodio dei lebbrosi) sembrano discendere direttamente dal film di Jewison. Il resto è una dimostrazione di quanto poco il Vangelo si presti ad essere forzato in una direzione (in questo caso la liberazione della donna) che non è la sua. Se Rooney Mara è una Maddalena comunque accettabile, anche perché costantemente in tensione per il raggiungimento dell’obiettivo, convince davvero poco il Gesù di Joaquin Phoenix, bravo ma assolutamente non adatto alla parte.

Infine una parola su Chiwetel Ejiofor, l’attore di colore che interpreta Pietro spostando la tematica razziale dal Giuda di Carl Anderson al primo degli apostoli. Al di là dei suoi dubbi su Maddalena e la sua convinzione che Gesù darà il via a una sommossa, colpisce la sua battuta su qualcosa dipinto su vetro. Bisognerebbe ricordargli che la pittura su vetro è stata introdotta dai Bizantini non prima di tre secoli dopo la morte di Cristo.

MARIA MADDALENA (Mary Magdalene) di Garth Davis. Con Rooney Mara, Joaquin Phoenix, Chiwetel Ejiofor, Tahar Rahim. GB/AUSTRALIA 2018; Drammatico; Colore.