Il giustiziere della notte
Era il 1974 quando Paul Kersey, architetto di New York, cominciò a sparare per le strade prima per eliminare i responsabili della morte della moglie e della figlia, poi per non venir meno alla fresca fama di giustiziere tutto sommato ben vista anche dalla polizia. Aveva la faccia impassibile (ma qua e là attraversata da lampi d’ironia) di Charles Bronson. Che, in fondo, era un uomo che convogliava in questa violenza tutta la rabbia, la frustrazione e il senso d’impotenza che lo attanagliavano. E soprattutto che dava un’idea ben precisa del clima politico e di ciò che sarebbe venuto. Il personaggio ebbe fortuna (ma nessun imitatore nella vita vera) e Bronson lo replicò in cinque film l’ultimo dei quali, Il giustiziere della notte 5, fu anche l’ultima volta che lo vedemmo sul grande schermo a vent’anni esatti dal primo episodio.
Non possiamo dire che ci fosse curiosità per la riproposta del personaggio e delle sue imprese a firma Eli Roth (Hostel e The Green Inferno, tanto per gradire) e con le sembianze di Bruce Willis, ormai abbonato alle vicende di violenza urbana. Se non, eventualmente, per misurare lo scorrere del tempo e la diffusione a macchia d’olio degli armamenti da parte dei cittadini privati americani. E magari per fare anche due parole sull’affermazione di Donald Trump a fronte delle stragi ricorrenti nelle scuole: armiamo i professori. Ma la presenza stessa di Roth come sceneggiatore e regista allontana a priori ogni dibattito.
A Chicago (non più New York) il dottor (non più architetto) Paul Kersey è specialista nel salvataggio di vite in ospedale. Ma quando una banda di balordi entra in casa sua uccidendo sua moglie e riducendo sua figlia in coma, Kersey non può che cercare di elaborare un difficilissimo dolore e affidarsi all’operato della polizia. Fino a decidere, avendo preso atto del rallentamento delle indagini e delle scarse prospettive di venirne a capo, di armarsi personalmente e andare in giro per le strade difendendo gli aggrediti, sventando furti e, soprattutto, arrivando a identificare i tre colpevoli della morte della moglie.
Detta così, la storia sembra la fotocopia del film con Bronson (diretto da Michael Winner), anche perché il romanzo di partenza è sempre lo stesso di Brian Garfield. In realtà le differenze ci sono.
A parte l’ambientazione a Chicago, è interessante il cambiamento di professione del protagonista che, in quanto medico, ha conoscenze tali che gli permettono di curarsi da solo per eventuali ferite e soprattutto di infliggere alle sue vittime torture particolarmente dolorose in punti nevralgici. Ma più che altro viene a cadere quel po’ di umanità che ancora caratterizzava il Kersey di Bronson. Bruce Willis, apparentemente inesperto nell’uso delle armi (durante la prima impresa si ferisce con il carrello della Glock impugnata male) e più avvezzo a curare che a uccidere, assume rapidamente lo status di automa della giustizia fai da te sopravvivendo in situazioni che a noi non avrebbero lasciato scampo, avendo sempre la meglio sui cosiddetti professionisti e, udite udite, facendo chiaramente capire al detective Rains che la sua attività, una volta raggiunto l’ultimo colpevole, può considerarsi conclusa.
Potremmo essere smentiti da un eventuale sequel, anche perché il gesto finale di Kersey che (come faceva Bronson) spara con le dita a un balordo per strada potrebbe lasciare un’autostrada aperta. Ma il fatto che episodi del genere affollino la cronaca quotidiana rende tale eventualità abbastanza lontana. Da stigmatizzare, casomai, l’assoluta assenza di ironia di Roth che preferisce prendere tutto molto sul serio e ottiene casomai l’effetto contrario di rendere un paradosso assolutamente incredibile. Né riesce a riguadagnare terreno con il ritmo e la tensione, non foss’altro perché racconta una storia già scritta che non ha modo di riservare sorprese.
Bruce Willis ha dichiarato che se si privano i possessori legali delle loro armi, gli unici ad essere armati saranno i cattivi. A noi sembra invece che quando tutti sparano a più non posso, sia molto difficile capire chi ha ragione.
IL GIUSTIZIERE DELLA NOTTE. (Death Wish) di Eli Roth. Con Bruce Willis, Elisabeth Shue, Vincent D’Onofrio, Dean Norris, Beau Knapp. USA 2018; Thriller; Colore.