It

Scritto da Stephen King nel 1986, It è sicuramente uno dei romanzi più articolati e complessi dell’autore che, oltre a dare libero sfogo alle proprie fantasie oscure evocando i fantasmi dell’infanzia, le difficoltà della crescita, la paura dell’ignoto e tutto quanto può trasformare un angolo oscuro in una fonte di terrore, ha anche tentato di elaborare la propria versione del romanzo di formazione andando avanti e indietro nel tempo per seguire la crescita di un gruppo di ragazzi in lotta con tutte le paure che possono trasformare l’età adulta in una cupa replica di quella infantile e adolescenziale. It aveva già avuto una versione televisiva diretta da Tommy Lee Wallace, molto efficace nella parte adolescenziale, deludente in quella adulta. Adesso Andy Muschietti, argentino trapiantato negli Stati Uniti e già autore de «La madre», ne tenta una riduzione cinematografica e sceglie la netta separazione dei piani temporali. Quella che vediamo adesso è la storia dei ragazzi di Derry e del loro incontro con il clown Pennywise, quella che vedremo nel 2019 sarà il loro ritorno in città da adulti quando, anni dopo, Pennywise ricompare.

Nel 1988, a Derry, il piccolo Georgie scompare in un giorno di pioggia. Ne è responsabile Pennywise, un’entità maligna che vive nelle fogne della città e si presenta con l’aspetto di un clown che dona palloncini. Billy, fratello di Georgie, non si dà pace e vuole a tutti i costi ritrovare il fratello. Così forma un’alleanza con alcuni coetanei e insieme a loro cerca di seguire le tracce rimaste. Ben presto i ragazzi capiranno di aver a che fare con qualcosa di mostruoso. L’unica difesa consiste nel convincersi che quel che vedono non esiste e che Pennywise trae nutrimento dalla loro stessa paura. Dopo aver messo un freno alla sua opera di distruzione, giureranno che, se dovesse tornare, torneranno anche loro.

È evidente che, a livello di risultati orrifici, la riuscita di It è direttamente proporzionale all’efficacia del clown. E Pennywise, interpretato da Bill Skarsgård, è efficace. Muschietti, che preferisce mantenersi nell’ambito di un cinema classico senza tentare sperimentalismi di sorta, è stato molto attento a dosare gli spaventi per non oltrepassare mai la soglia del ridicolo. E, semplicemente, ha rappresentato Pennywise come tutte le paure che possono affliggere bambini e ragazzi ma che agli adulti risulta invisibile o che li trova comunque indifferenti.

Così ha modo di emergere una delle tematiche principali del romanzo, che è proprio quella della netta divisione tra mondo dei ragazzi e mondo degli adulti. I primi dovranno crescere anzitempo per cercare di cavarsela da soli, i secondi (siano essi genitori, polizia, vicini di casa o chi altro) non solo non saranno d’aiuto, ma in qualche caso contribuiranno a complicare le cose. Ora, è evidente che per poter emettere un giudizio completo toccherà aspettare una seconda parte non esattamente alle porte.

Ma si può dire che It, con i suoi scantinati, i suoi sotterranei, gli scricchiolii, le apparizioni del clown e di altri mostri, le atmosfere pesanti e tutti i ricordi che certamente sarà in grado di suscitare nel pubblico, raggiunga un buon livello qualitativo limitando al minimo gli eccessi di sangue e smembramenti. Muschietti ha lavorato più che altro a livello psicologico in modo che Pennywise non restasse soltanto un problema di Billy, Ben, Owen, Richie, Eddie, Stan, Mike  e Beverly, ma diventasse un problema anche per il pubblico.

I ragazzi attori sono tutti ben scelti e fanno la loro parte. Ci sembra doverosa una menzione particolare per Sophia Lillis, che dà a Beverly uno spessore particolare e si candida per una felice prosecuzione della carriera. Ora non ci resta che attendere il 2019 per capire se Muschietti sarà in grado di reggere il confronto con una seconda parte obiettivamente più difficile.

IT (Id.) di Andy Muschietti. Con Bill Skarsgard, Jaeden Liberher, Finn Wolfhard, Sophia Lillis, Patrick Hockstetter, Jeremy Ray Taylor. USA 2016; Thriller; Colore.