Jersey boys
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Non quella musica, tra il rock e il pop, molto melodica e quasi confidenziale: il gradimento di Eastwood per la musica si concentra sul jazz degli anni Quaranta. Non il genere biografico musicale con la partecipazione come produttori esecutivi di due dei boys, Frankie Valli e Bob Gaudio, che avrebbero potuto spingere verso l’agiografia. Non i lustrini e le paillettes che, c’è da scommetterci, equivalgono per l’autore a roba da signorine. E allora ci si dovrebbe prendere il disturbo di vedere il film per scoprirlo perfettamente in linea con l’Eastwood-pensiero a proposito della musica (come concetto generale e universale), del passato, del successo e soprattutto della ferma volontà di non andare a fondo aggrappandosi a qualcosa (la musica appunto) che, a quanto pare più dei valori tradizionali e quindi della famiglia, sia in grado di rappresentare una ragione di vita.
E poi c’è il modo di affrontare la vicenda di Valli, DeVito, Massi e Gaudio: nessuna edulcorazione, gli errori di percorso anche gravi mostrati come tali fino al ricongiungimento (da bravi abitanti del Jersey) nel segno della musica. Quindi, in sostanza, Eastwood compone una lode del passato senza sfiorare né l’elegia né la nostalgia tout court: il suo passato è una radice, qualcosa da cui è cominciato tutto, su cui fare affidamento e sempre in grado di suscitare le emozioni giuste.
Nati negli anni Cinquanta come The Four Lovers, i quattro ragazzi del Jersey divennero i Four Seasons nel 1960 e, grazie a canzoni di sicura presa popolare come «Rag Doll», «Walk Like a Man», «Sherry» e «Big Girls Don’t Cry», incontrarono il favore del grande pubblico americano. Ma la loro parabola ebbe un punto d’arresto quando le occulte manovre economiche di DeVito, indebitatosi con la mafia per oltre 150.000 dollari, vennero alla luce e costrinsero Valli ad assumersi l’onere del debito e Massi a lasciare il gruppo per dedicarsi alla famiglia. Frankie Valli, naturalmente, nonostante penose vicissitudini private come il divorzio dalla moglie Mary Delgado e la morte per overdose della figlia Francine, continuò a cantare da solista avendo sempre Gaudio come compositore e tirando fuori dal cilindro un successo mondiale come «Can’t Take My Eyes Off You». Poi, nel 1999, i Four Seasons si riunirono pubblicamente dopo trent’anni di separazione: ma fu soltanto per una sera.