Una donna per amica

Si preferisce ricordare quella degli anni Sessanta di Dino Risi, Mario Monicelli, Ettore Scola. Quella nella quale ogni tanto si affacciavano anche nomi più altisonanti come Antonio Pietrangeli, Mauro Bolognini, Luigi Comencini. Oggi, salvo casi particolari, c’è tanta gente che ha nostalgia della commedia all’italiana ma proprio non riesce a raggiungere quei risultati. Uno di questi è Giovanni Veronesi, cui spesso il successo dà ragione ma che a nostro modo di vedere ha troppa nostalgia per riuscire ad elaborare un percorso realmente personale. In alcuni casi (tipo il primo «Manuale d’amore») ottiene risultati interlocutori ma che hanno un senso. In altri, come «Una donna per amica», lavora su soggetti e sceneggiature talmente improvvisati da rendere addirittura complicato capire quale possa essere lo scopo del film, l’idea sulla quale possa poggiare l’intera struttura.

Francesco, consigliere comunale per Ambiente e Libertà, svolge la professione di avvocato a Lecce. Questo in realtà significa occuparsi di casi che definire disperati è già un eufemismo. La sua vita sentimentale è complessa. Il sogno sarebbe di arrivare a Claudia, amica da sempre. Ma a quanto pare lei crede nell’amicizia tra uomo e donna e, continuando a scegliere uomini sbagliati, non lo ha mai visto come oggetto del desiderio. Così lui ripiega su Lia, una collega seria, pur continuando a sognare Claudia. Dovrà per forza di cose indirizzarsi altrove. E nessuno saprà mai se i due, lontani l’uno dall’altra, saranno comunque felici.

Dato che alla fine di «Una donna per amica» si continua a non comprenderne gli obiettivi e le motivazioni, tocca accontentarsi di una fastidiosa sensazione di inutilità. La sceneggiatura, opera di Veronesi e di Ugo Chiti, è organizzata più come un film a episodi che come una storia consequenziale. Le occasioni di divertimento sono legate al fatto che di certi personaggi che incontra il buon Francesco non è proprio in grado di capire la parlata (una volta è la portiera del condominio, un’altra una donna dalla parlata a mitraglia), senza che questo sposti realmente il discorso sulla mancanza di comunicazione che affligge l’uomo moderno. E comunque dovremmo passare sopra al dato saliente: la donna che vorrebbe mantenere il rapporto nei binari dell’amicizia è Laetitia Casta, non Tina Pica o la Gegia.

Quindi, mettendoci nei panni di Francesco (ovvero Fabio De Luigi), dovremmo condividere le sue sofferenze. Così non è: anche se la conclusione del film non è quella che uno potrebbe immaginare, risulta molto difficile immedesimarsi in una storia che non ha proprio niente di vero dentro. L’avvocato soffre di afonia se sottoposto a stress, i personaggi che gli gravitano intorno sono praticamente tutte macchiette senza profondità, della sua amicizia con Claudia non ci è rivelato nessun prima, ma soltanto il durante e uno scorcio del dopo. Insomma, non si riesce a divertirsi e non ci è offerta alcuna alternativa che possa dirsi in qualche modo più seria. È opportuno ricordare, a questo punto, che nella commedia italiana degli anni d’oro quando le sceneggiature zoppicavano poteva pensarci qualche attore, tanto per dire, come Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Monica Vitti a metterci una pezza. Qui, invece, la sceneggiatura zoppica e né Fabio De Luigi né Laetitia Casta possono farci niente. Quanto a Veronesi, talvolta ha dimostrato di poter fare di più. Altri tempi, altri talenti, altra classe.UNA DONNA PER AMICA di Giovanni Veronesi. Con Fabio De Luigi, Laetitia Casta, Adriano Giannini, Valentina Lodovini, Valeria Solarino, Monica Scattini. ITALIA 2014; Commedia; Colore