Nella casa

«Nella casa» può sicuramente essere inserito tra i risultati migliori di un autore che ha fatto dell’ambiguità la propria caratteristica principale, seguita a ruota dalla capacità di manipolare il pubblico proprio come i personaggi dei film si manipolano l’un l’altro. In conclusione dovremmo restare lì a chiederci se quanto abbiamo visto sia un’allegoria, un simbolo, uno scherzo, un’esercitazione di stile o quant’altro: è altamente probabile che così facendo daremmo a Ozon la soddisfazione più grande, cioè quella di essere riuscito a portarci al limite del reale senza che sappiamo più decidere da che parte stare.

Tutto nasce da un compito in classe, neanche dei più complicati. Germain, professore di letteratura in un liceo, invita gli studenti a scrivere del proprio fine settimana. Correggendo i compiti, trovandosi a tu per tu con una desolante mancanza di idee e di fantasia, si imbatte improvvisamente nell’elaborato di Claude, che descrive con dovizia di particolari come sia finalmente riuscito a entrare nella casa del compagno Raphael, detto Rapha, con la scusa di aiutarlo in matematica.

L’esplorazione della casa, la visione della madre del coetaneo, Esther, identificata da quel «particolare odore da donna borghese», la descrizione dei particolari dell’arredamento: tutto diventa molto intrigante e si conclude con un «continua». Da questo momento Germain, che intravede nel ragazzo un talento da coltivare, si interessa di Claude e in un certo senso lo stimola a continuare. E Claude, molto più smaliziato e calcolatore di quanto non sembri, continua. Fino al punto da confondere verità e immaginazione e soprattutto da portare Germain a una profonda crisi interiore che potrebbe essere senza sbocco.

In partenza, il confronto ipotizzato da Ozon è individuato a casa di Germain: lui è un insegnante tradizionale innamorato dei classici, sua moglie Jeanne ha una galleria d’arte nella quale sperimenta nuovi linguaggi e avanguardie ardite. L’ingresso di Claude in questo panorama complesso ma comunque vivibile, fa sì che tutto diventi estremo e conduca i personaggi a scelte definitive. Non ha più molta importanza, cioè, sapere se le composizioni di Claude abbiano un fondamento reale o siano semplicemente sue fantasie. Importa piuttosto sapere quanto tutto ciò possa interferire nella vita degli altri e, a ben guardare, anche in quella di Claude stesso, che rischia di cadere nella propria trappola dialettica cedendo a un sentimento che ne potrebbe sconvolgere freddezza e calcolo.

È evidente che il lavoro di Ozon investe più campi. In primo luogo la possibilità che un’opera d’arte si dimostri capace di manipolare la realtà. Poi lo scambio di ruoli tra Germain e Claude: il rapporto tra professore e allievo lascia il posto ben presto a quello tra artista e pubblico, che contemporaneamente rimette in discussione le peculiarità dei personaggi quando il professore cessa di essere in cattedra e si ritrova dall’altra parte della barricata privato di qualunque strumento di difesa. Poi, quando Claude viene risucchiato dal proprio meccanismo letterario e si innamora di un oggetto del desiderio fino a quel momento idealizzato, entrambi scambiano la pagina scritta per la realtà e viceversa. Il gioco di Ozon è affascinante e cinico: nessuno dei personaggi ha diritto a uno sconto di pena. Qualcuno fugge, qualcuno se ne va e basta, qualcuno resta seduto su una panchina. Il tutto raccontato con stile sospeso, in modo da non dare certezze a nessuno. Così, nessuno potrà uscirne vincitore.NELLA CASA di François Ozon. Con F. Luchini, K. Scott-Thomas, E. Umhauer, E. Seigner, D. Menochet