Gli amanti passeggeri

E’ molto probabile che il talento non sia una cosa che si rigenera automaticamente e che possa essere applicata a qualunque contesto in qualunque momento. Che Pedro Almodovar sia un cineasta di talento nessuno lo mette in dubbio. Così come nessuno mette in dubbio che sia un individuo bizzarro, fuori schema, provocatore, con la sua personale visione del mondo, divoratore di cinema, amante appassionato di melodramma, musical, commedia, persino horror. E poi c’è il problema dei ruoli sessuali: Almodovar è, mai serioso ma tenace, il paladino delle minoranze a rischio emarginazione, specificamente dei gay, che lo porta spesso a feroci paradossi, alla ghettizzazione della normalità, alla rappresentazione di un mondo verniciato di colori pastello, con contrasti forti e brillanti, con tanta musica e tanta gioia di vivere.

Questo, però, accadeva prima che Almodovar scoprisse il lato più seriamente esistenziale delle cose dandoci opere come «Tutto su mia madre», «Parla con lei» e «Volver». Ora «Gli amanti passeggeri» vorrebbe, nelle intenzioni dell’autore, dare un colpo di spugna alla riflessione e riportarci alle origini. Ed è qui che si pone il problema dell’adattabilità del talento. A noi pare che l’operazione, dovuta in parte all’insuccesso de «La pelle che abito», sia più apparente che sostanziale. Cioè a dire, un film bizzarro che comincia e finisce in se stesso, che non vuol dire niente di particolare, che si accontenta di personaggi scodinzolanti e canterini, che sembra rievocare un passato che non rinasce dalle proprie ceneri ma resta confinato in un quadretto (color pastello) che finirà rapidamente in soffitta.

Su un aereo di linea diretto in Messico viaggiano alcuni passeggeri «particolari». Gli assistenti di volo sono gay. Il comandante Alex è bisex. Il secondo pilota Benito si dichiara etero ma non disdegna esperienze alternative. Bruna la sensitiva ha deciso di perdere la propria verginità. Norma, squillo di lusso che ha avuto rapporti con i 600 uomini più importanti di Spagna (compreso il Re), è convinta di essere nel mirino dei servizi segreti. E poi un playboy, un killer professionista, due sposi in luna di miele. Quando si manifesta un problema a un carrello che potrebbe creare problemi per l’atterraggio, i passeggeri e le hostess della classe turistica vengono subito narcotizzati. Nella business class, invece, si bevono cocktail corretti alla mescalina e si dà libero sfogo ad ogni tipo di pulsione sessuale in attesa che da terra comunichino la disponibilità di una pista.

Se ne «Gli amanti passeggeri» ci fossero stati soltanto gli assistenti gay, il pilota bisex e la squillo di lusso, avremmo potuto immaginare di trovarci in una commedia all’italiana che poteva intitolarsi «Il pilota, gli assistenti e la bellona». La stratificazione di personaggi, bizzarrie e manie, però, non lascia dubbi: è proprio un film di Almodovar. Che però, volgendosi al passato quando «Labirinto di passioni», «La legge del desiderio» e «Donne sull’orlo di una crisi di nervi» rimescolavano le carte della commedia e dei sentimenti provocando diverse reazioni ma non lasciando indifferenti, riesce soltanto a ricostruire filologicamente una provocazione che non graffia più.

Non basta, insomma, mettere indietro le lancette dell’orologio per ritrovarsi automaticamente in un’epoca che non è più la stessa e in cui il fatto che molte barriere siano state abbattute crea il problema di una provocazione diretta verso obiettivi ormai vetusti.

Diciamo che Almodovar abbia ceduto al fascino di un’operazione nostalgia, coinvolgendo amici e complici più che attori (eclatante, in questo senso, il cameo iniziale di Antonio Banderas e Penelope Cruz) e ricostruendo un mondo che non può più esistere se non in forma di smaccata finzione. Ma l’arma è a doppio taglio: «Gli amanti passeggeri» non diverte, non appassiona e soprattutto non scandalizza. Sta lì a ricordarci che non è genio chiunque lo voglia.GLI AMANTI PASSEGGERI (Los amantes pasajeros) di Pedro Almodovar. Con Javier Càmara, Antonio de la Torre, Carlos Areces, Lola Dueñas, Cecilia Roth. SPAGNA 2013; Commedia; Colore