Anna Karenina

Il romanzo di Lev Tolstoj «Anna Karenina» fu pubblicato nel 1877 e reclamò praticamente da subito (fatte salve le stroncature della critica russa che lo definirono frivolo) la qualifica di capolavoro del realismo. Ne è conseguito che, da quando il cinema (undici volte a partire dal 1911) e la televisione (nove volte dal 1969) hanno messo mano alla sua riduzione, chiunque vi si sia cimentato ha sempre tentato, sottolineando o meno alcuni suoi aspetti melodrammatici, di trasformare la storia ideata da Tolstoj in una verità assoluta riguardante i sentimenti, le passioni, la psicologia

Ovvero, da Maurice Matre a Edmund Goulding, da Clarence Brown a Julien Duvivier, da Sandro Bolchi a Sergei Solovyov, con Greta Garbo, Vivien Leigh, Lea Massari o Sophie Marceau, «Anna Karenina» è sempre stata diretta sui binari del realismo allo scopo di trasformare la finzione (pur realista) di Tolstoj in un teorema assoluto. La novità assoluta introdotta da Joe Wright nella dodicesima versione cinematografica del romanzo risiede proprio nella rappresentazione, che automaticamente modifica radicalmente il punto di vista sugli avvenimenti e l’importanza data al lavoro degli attori. Nonostante una certa leziosità dovuta alla ripetizione, l’esperimento è interessante e sufficientemente originale da giustificare una visione, anche se il lavoro di Wright prevedibilmente infastidirà i puristi, i classicisti e i conservatori.

Si comincia in teatro. Il sipario si alza sulla Russia del XIX secolo e da questo momento, con l’eccezione di qualche piazza innevata e di sterminati campi di grano, mantiene costantemente in vista il meccanismo teatrale: le quinte, le funi, i sacchetti di sabbia e quant’altro possa evocare il palcoscenico. La storia è quella ideata da Tolstoj: Anna Karenina, moglie dell’ufficiale Aleksei e madre di Serëža, si innamora perdutamente del conte Vronskj e, nonostante sia consapevole delle conseguenze di una tale passione, procede sulla strada dell’adulterio mettendo alla prova in ogni modo possibile la pazienza e la disposizione al perdono del marito, che accetta persino la nascita di Anya, figlia di Vronskj. Quando la situazione non è più sostenibile, Anna mette fine ai propri giorni gettandosi sotto un treno. Aleksei si prenderà cura di Serëža e di Anya.

La scelta espressiva di Wright (già autore di «Orgoglio e pregiudizio», «Espiazione» e dell’anomalo «Hanna») di non abbandonare mai la quinta teatrale conduce «Anna Karenina» in una direzione diversa da ogni precedente: se prima ci si preoccupava di assolutizzare il dramma di Tolstoj, Wright sceglie invece di rappresentarlo come un dramma di finzione nel quale è indispensabile la presenza di attori non dotati di personalità troppo forti ma piuttosto disposti ad eseguire, a subire, a mantenere le distanze dal dramma. Così si spiega la presenza di Keira Knightley (tutta la serie dei pirati dei Caraibi), Aaron Johnson («Kick-Ass» e «Le belve»), Matthew McFadyen («Funeral Party») e persino di Jude Law, il meno appariscente tra le star di Hollywood e sicuramente il più freddo. Nessuno di loro, come accadde a Ryan O’Neal in «Barry Lyndon» o a Tom Cruise in «Eyes Wide Shut», è in grado di impadronirsi del film per portarlo in una direzione diversa da quella voluta da Wright. Così, per la prima volta, possiamo vedere il dramma di Anna Karenina dal palco di un teatro senza che ci venga richiesto di partecipare emozionalmente o emotivamente. In un certo senso, Joe Wright ha ricondotto il testo di Tolstoj alla sua radice melodrammatica in quanto obbediente alle regole di un genere invece che alle esigenze di un realismo probabilmente ingombrante che avrebbe semplicemente partorito un’altra «Anna Karenina» rendendoci difficile differenziarla dai predecessori.

L’esperimento, è evidente, si fa una volta e poi si cambia registro. Ma per quella volta si può anche ottenere un’attenzione particolare per meriti esclusivamente scenografici e compositivi: come dire, Tolstoj come non l’avete mai visto.ANNA KARENINA (Id.) di Joe Wright. Con Keira Knightley, Aaron Johnson, Jude Law, Matthew McFadyen, Kelly Macdonald, Emily Watson.GB/F 2012; Drammatico; Colore