Non sempre è facile cambiare: MONSOON WEDDING/MATRIMONIO INDIANO

DI FRANCESCO MININNIPer apprezzare in pieno «Monsoon Wedding» di Mira Nair, vincitore del Leone d’Oro all’ultima mostra di Venezia, è necessaria un po’ di pazienza. Quella che basta a rendersi conto che l’autrice viene da una cultura, quella indiana, fatta di ferree tradizioni che per forza di cose si scontrano con la volontà di cambiamento (come in Giappone, come nella maggior parte dei paesi africani). Pertanto, diventa quasi fatale che ogni film indiano o pakistano che parli d’attualità metta in scena questo dualismo. Ma non per questo si tratta sempre dello stesso film.

Il matrimonio tra Aditi e Hemant, come tradizione vuole, rende necessaria la chiamata a raccolta di tutti i parenti. Molti vivono in India, ma qualcuno lavora negli Stati Uniti e qualcuno addirittura in Australia. Ma se i problemi fossero solo questi, sarebbe una passeggiata. Invece Aditi ha una relazione con un uomo sposato ed è decisa a confessare tutto a Hemant per non cominciare la vita coniugale nel segno della falsità, pur sapendo che così facendo rischia di mandare a monte le nozze. E non basta: la cugina Ayesha ha un brutto ricordo che riguarda uno degli invitati più rispettati, rivelando il quale metterebbe il padrone di casa nella spiacevole posizione di dover prendere una decisione che potrebbe compromettere la sacra unità della famiglia. E il monsone sta per portare la pioggia…

Incorniciato dalla bella fotografia di Declan Quinn e dai bellissimi colori delle decorazioni e delle vesti indiane, «Monsoon Wedding» affronta la spinosa questione del cambiamento, che in India equivale a stravolgere una consolidata tradizione. E lo fa in modo altamente propositivo e addirittura poetico, mostrando come per qualcuno le questioni di principio e la coscienza abbiano ancora un prezioso valore. È evidente come una decisione del genere, in India, richieda qualcosa di più del coraggio: il padre della sposa, con tutti i suoi dubbi e la sua paura, è quasi un eroe. E anche il futuro marito che, informato della relazione, decide di proseguire sul cammino intrapreso, non è da sottovalutare: anche lui sta cambiando qualcosa.

Intorno a loro parenti, amici, maestranze e servitù danno vita a un balletto coloratissimo e punteggiato di episodi memorabili (uno per tutti: il dolcissimo amore tra l’organizzatore del festeggiamento e la cameriera di famiglia, che si concluderà anch’esso con un felice matrimonio). E la pioggia portata dal monsone è realmente liberatoria e purificatrice. La coralità sembra quella codificata da Robert Altman, che certo è più autore di Mira Nair. Ma è anche meno aperto di lei alla speranza e al sorriso.

MONSOON WEDDING/MATRIMONIO INDIANO di M. Nair. Con N. Shah, V. Das, P. Dabas.