Il lato oscuro della coerenza: «L’AMORE IMPERFETTO»

DI FRANCESCO MININNIMettere al mondo un figlio dovrebbe essere sempre il segno di un atto d’amore. Ma ne «L’amore imperfetto» di Giovanni Davide Maderna, una ragazza si suicida perchè violentata dal padre e una coppia, Anna e Sergio, decide di andare avanti nella gravidanza pur sapendo che il bambino sarà anencefalo, quindi condannato a morte certa e rapida. In un caso l’atto d’amore si trasforma in strumento di morte, nell’altro le implicazioni umane e religiose aprono un abisso di dubbio. Certo, un figlio che nasce con il destino già segnato e con l’unica prospettiva dell’espianto degli organi si può accettare soltanto con l’eroismo della fede. Ma, siccome nessuno è perfetto, la fede può anche scontrarsi con difese troppo abbassate e una forza troppo indebolita, portando Anna, cattolica convinta, e Sergio, indeciso e roso dal dubbio, a sottrarre il piccolo alle cure ospedaliere e a portarlo a morire tra le mura domestiche. Comprensibile, anche se così facendo i due gettano al vento mesi di dolore e di speranze.

Maderna, dopo l’esordio sommesso e «privato» di «Questo è il giardino», ha fatto il possibile per complicarsi la vita. Ha scelto un tema difficilissimo, ha optato per una narrazione su diversi piani che si intersecano, ha rischiato a più riprese il dramma da fotoromanzo, ha creato un grosso divario tra le varie situazioni a seconda dei personaggi che vi si muovono, ha indubbiamente preteso troppo affrontando due situazioni complesse e adombrandone una terza forse inutile. Tuttavia, il film non può non toccare alcune corde della nostra coscienza, lasciandoci tutt’al più delusi quando svela il sostanziale nichilismo dell’autore in situazioni che richiedevano, almeno, un soffio di speranza. Da qui a dire che in situazioni analoghe ci comporteremmo diversamente ce ne corre. Siccome Maderna non emette sentenze, il dibattito resta aperto. E sarebbe comunque sbagliato liquidare il film avvalendosi dei difetti di sceneggiatura: qualunque opera ci porti a interrogarci su questioni esistenziali e pertanto a confrontarci con noi stessi e con le nostre convinzioni, deve ritenersi in ogni caso costruttiva.

«L’amore imperfetto» ha dalla sua una bravissima protagonista, Marta Belaustegui, un convincente comprimario, Federico Scrivani nel ruolo del poliziotto, e la profonda umanità di Francesco Carnelutti nel ruolo del primario. Enrico Lo Verso, che ha da offrire più o meno le stesse espressioni di sempre, è soltanto funzionale al ruolo di Sergio. Il titolo, casomai, è tutto da interpretare. Perchè l’amore è sempre perfetto: imperfetto è il nostro modo di applicarlo al prossimo.

L’AMORE IMPERFETTO di Giovanni Davide Maderna. Con Enrico Lo Verso, Marta Belaustegui, Francesco Carnelutti. Drammatico; Colore