Bastano due per fare una coppia? «CASOMAI»

DI FRANCESCO MININNIQuali sono gli incidenti di percorso che possono rappresentare un ostacolo per la vita di una coppia sposata? E, cosa più importante, chi può contribuire, oltre ai due diretti interessati, a rendere un ostacolo più facile da superare o invece insormontabile? Sono le semplici domande che si pone Alessandro D’Alatri in «Casomai», un film originale, nel suo piccolo, propositivo, attento alle sfumature psicologiche, non compiaciuto nel rappresentare situazioni che potrebbero facilmente trasformarsi in «moda» e persino capace, in tempi molto fertili per ogni genere d’attacco contro la Chiesa in ogni suo aspetto («L’ora di religione» e «Amen.», tanto per gradire), di proporre un personaggio di sacerdote simpatico (che sarebbe il meno) e intelligente.

È ovvio che i due protagonisti, Tommaso e Stefania, vengono da una lunga frequentazione e da un’esperienza di convivenza. È meno ovvio che, a un certo punto, sentano il desiderio di sposarsi in chiesa: forse per compiacere i parenti, ma in una chiesetta di campagna dove poter fare una cerimonia diversa dal solito. Tutto questo non potrebbe prendere forma senza un parroco aperto, intuitivo, riflessivo e capace di andare al nocciolo della questione. Perché D’Alatri, che a suo modo ha già avvertito il richiamo del soprannaturale, anche se ne «I giardini dell’Eden» ha fatto il possibile per circoscrivere Gesù nella sua dimensione umana, intuisce che il buon esito di un matrimonio non dipende soltanto dagli sposi e capisce che genitori, parenti, amici, colleghi e chiunque si possa incontrare sul cammino deve dare il proprio contributo perché gli ostacoli non diventino muraglie insormontabili. L’originalità di «Casomai» sta in una struttura concentrica dove tutto ciò che accade a Tommaso e Stefania sembra vita vissuta e invece è soltanto una lunga serie di eventualità prospettate dal sacerdote nel corso di una cerimonia davvero particolare. L’amore, la casa, un figlio, le carriere, un tradimento, i litigi, il silenzio e la separazione sono quel che sono: eventualità che Tommaso e Stefania potranno superare con amore e fiducia reciproci, ma non senza aiuto. Qui «Casomai» è pungente e incisivo nel mostrare come chi parla dietro le quinte senza tendere una mano non faccia altro che allargare il solco che divide i protagonisti, quasi che la loro felicità non sia un orto da coltivare, ma un gratta-e-vinci o una cartella del bingo. Ne esce un film che, senza pretendere di dire qualcosa di definitivo, dice qualcosa. E lo fa con semplicità, con gusto e con un’evidente voglia di costruire invece che di demolire dalle fondamenta, aiutato da due protagonisti molto funzionali ai rispettivi personaggi. Ma su tutti vorremmo ricordare Gennaro Nunziante: il suo parroco di campagna è talmente azzeccato da poter quasi sembrare un personaggio controcorrente. E invece ha ragione D’Alatri: casomai, c’è tanto bisogno di normalità.

CASOMAI di A. D’Alatri. Con S. Rocca, F. Volo, M. Manni, G .Nunziante.