Occhio ai farfalloni notturni: «THE MOTHMAN PROPHECIES»
Il rinnovato interesse per il soprannaturale mostrato dal cinema americano sta cominciando a fare qualche vittima. Il libro di John Keel da cui è tratto «The Mothman Prophecies» di Mark Pellington narra una storia vera accaduta a Point Pleasant: il crollo di un ponte, con 36 vittime, la vigilia di Natale del 1966. Un disastro come un altro, arricchito però dalla insolita coincidenza dell’apparizione, a più di una persona, del fantastico Mothman (ovverosia Uomo Falena), un farfallone che si dice foriero di sventure. Tentando di trasformare tutto questo in film, Pellington sembra alla ricerca di una difficile commistione tra filone soprannaturale e catastrofico che non convince. Un po’ per l’eccessiva dilatazione dei tempi del racconto, un po’ perché la catastrofe diventa predominante nel momento in cui il pubblico si è convinto che la storia stia prendendo tutt’altra direzione. Per farci capire meglio, diremo che l’episodio storico arriva come uno schiacciasassi dopo che regista e sceneggiatori hanno lavorato di fantasia sull’aspetto misterioso e fantasmatico. Ne esce un film privo di coerenza narrativa, qua e là capace di suscitare qualche brivido di repertorio che, vista la reale destinazione del racconto, lascia una fastidiosa sensazione di inutilità. In realtà è l’argomento stesso, fin dall’inizio, a lasciar prevedere che comunque non ci sarà alcuna spiegazione e che le profezie dell’uomo falena non sono altro che una iettatura: verità dette in modo da rendere imprevedibile la loro attuazione e quindi ineluttabile il destino delle vittime designate. Un bell’esercizio di tecniche diaboliche: chissà che il Mothman non sia uno dei tanti inviati infernali che, tendendo la mano, rendono più veloce la caduta nel precipizio. Richard Gere è attonito come Costner ne «Il segno della libellula»: evidentemente non ci credono neanche loro.
THE MOTHMAN PROPHECIES di M. Pellington. Con R. Gere, L. Linney, A. Bates, W. Patton.