Gli ideali che non invecchiano: «LAISSEZ-PASSER»

DI FRANCESCO MININNIChe Bertrand Tavernier parli di resistenza è perfettamente in linea con la sua estrazione politica. Il bello di «Laissez-passer», però, non sta negli ideali (giusti, ma tanto conosciuti da poter essere soltanto ricordati), ma nel contesto. Le vicende del film, tutte storiche e documentate, riguardano infatti ciò che il mondo del cinema francese poté offrire alla sforzo della resistenza. In «Laissez-passer» non si parla né di combattimenti né di rastrellamenti né di tradimenti, ma di registi, attori e sceneggiatori che, dopo il 1942, dettero un contributo alla lotta contro il nazismo. Ed è per questo che non siamo qui a parlare di un film da giudicare con il metro tradizionale: «Laissez-passer», lungo oltre il necessario e quindi privo di omogeneità nel ritmo e nello spessore dei diversi episodi, trae forza da una doppia passione, quella per la libertà e quella per il cinema.Strade diverse portano Jean Devaivre, aiuto regista, e Jean Aurenche, sceneggiatore e poeta, a prendere parte alla resistenza. Mentre il secondo lavora di cervello e prende parte attiva all’opera di volantinaggio, il primo, che è alle dipendenze della Continental Film controllata dalla Germania, si ritrova in possesso di documenti importanti che lo porteranno in Inghilterra e poi di nuovo in Francia nell’arco di poche ore con frenetici spostamenti dalla bicicletta al treno all’aereo e persino al paracadute.Chi conosce un po’ di storia del cinema francese ritroverà nomi ben noti, da Jean-Paul Le Chanois a Henri-Georges Clouzot, da Maurice Tourneur a Michel Simon (molto bella la sua unica apparizione sempre di spalle).

Ecco perchè Tavernier sbaglia quando dice che il suo non è un film per cinefili. Chi conosce il cinema rileggerà un pezzo di storia e saprà cogliere la grande passione che è all’origine del film. Chi invece non lo conosce, potrebbe qua e là annoiarsi.

Perchè «Laissez-passer», nel suo deliberato rifarsi a un tipo di cinema che oggi non si fa più, mentre contribuisce a ricordarci qualche grande verità (tipo: «Come le è venuto in mente di prendere quei documenti?», «Beh, se nessuno fa niente…»), ci ricorda anche che la passione va sempre sottoposta al controllo della ragione.

LAISSEZ-PASSER (Id.) di Bertrand Tavernier. Con Jacques Gamblin, Denis Podalydes, Charlotte Kady, Marie Gillain. FRANCIA 2002; Drammatico; Colore