Il grande supermarket della morte

DI FRANCESCO MININNIMichael Moore, americano del Michigan, sembra una persona sensata. Probabilmente all’epoca della «caccia alle streghe» sarebbe stato tra i primi a finire in carcere per attività antiamericane. Oggi, invece, può guardarsi intorno, fare un bell’elenco di fatti di sangue pubblici e privati, andare addirittura nella villa di Charlton Heston (che non è solo Ben Hur, ma anche il presidente della National Rifle Association e portavoce dell’America armata) a intervistarlo sulle armi, dare la parola a quanti pensano che la difesa personale (armata) valga più di qualunque idea di giustizia, ottenere dichiarazioni sensate persino dal rockettaro satanico Marilyn Manson e da tutto questo trarre un film documentario, «Bowling a Columbine», che vince un Gran Premio a Cannes e non trova alcuna distribuzione in patria.

La forza di Moore sta in una semplicità non costruita a tavolino, nella faccia tosta di fare domande scomode cui non otterrà risposte dirette e nel fatto (credeteci: essenziale) che anche se tutto ciò che dice potrà sembrare a noi europei scontato perché ben noto, assume una rilevanza enorme in quanto detto da un americano. Partendo dal massacro di Columbine (anno 1999), dove due ragazzi quasi diplomati entrarono nella biblioteca della scuola armati fino ai denti e fecero strage di studenti e insegnanti, Moore passa attraverso «piccoli» fatti di sangue (la bambina di sei anni uccisa da un coetaneo con una pistola trovata a casa dello zio e portata a scuola) e grandi malefatte internazionali appoggiate, sponsorizzate se non addirittura provocate dal governo americano, dal golpe cileno al massacro del Guatemala, dalla «creazione» di Ben Laden al tira e molla tra Iraq, Kuwait e Afghanistan, per arrivare a semplici, terrificanti domande. Che senso ha andare in un grande magazzino a rifornirsi di armi e munizioni? Come può un istituto bancario offrire un fucile ad ogni nuovo correntista? Perchè in Canada, paese di cacciatori, i morti per arma da fuoco sono uno, due o tre l’anno, mentre negli Stati Uniti superano gli 11.000? Perché mass-media e governo preferiscono adottare e diffondere la strategia del terrore invece di infondere sicurezza nella gente?

«Bowling a Columbine» è un film impressionante, capace di far riflettere e suscitare un dibattito altamente positivo, che raccomandiamo vivamente di diffondere nelle scuole e in tutti quei luoghi dove si lavora per costruire al meglio l’uomo del domani. Per il momento, la preoccupazione è d’obbligo.

BOWLING A COLUMBINE (Bowling for Columbine) di Michael Moore. Canada/Usa 2002; Documentario; Colore