Tutte le trappole del progresso: «S1MONE»

di Francesco MininniSimone, la diva più amata dal pubblico americano, è in realtà S1mOne, frutto della genialità informatica di Hank e affidata alle sapienti mani del regista in disgrazia Viktor Taransky. E S1mOne (ovverosia Simulation One) è una donna virtuale: le si può costruire addosso un film, un concerto rock, un’intervista televisiva, ma non esiste. Viktor, trovandosi in mano una simile gallina dalle uova d’oro, accantona presto l’intenzione di rivelare a tutti la verità: neanche alla sua ex-moglie (produttrice dei film) e a sua figlia. Quando però S1mOne oscura il suo nome, Viktor prende la dura decisione di farla sparire. Capirà a proprie spese come sia più facile uccidere chiunque che far sparire qualcuno che non esiste…

Radiografia spietata, lucidissima e amaramente divertente dei meccanismi del successo, di quanto il progresso possa portare lontano prima di delineare i confini di una trappola, di come i valori autentici siano stati sostituiti da un mercato che conosce soltanto richiesta e offerta, «S1mOne» ripropone in modo inequivocabile il talento di Andrew Niccol, un americano pensante che prima ha scritto la sceneggiatura di quel gioiello di sociologia esistenziale che è «The Truman Show» di Peter Weir, poi ha scritto e diretto «Gattaca», un inquietante film fantascientifico incentrato sulla clonazione. Adesso «S1mOne», oltre a confermarne il sicuro mestiere, lo indica senza margini d’errore come un regista da tenere nella dovuta considerazione per le sue notevoli capacità metaforiche, riflessive e, in forma particolarmente crudele, satiriche. L’idea di una diva virtuale, che nessuno riesce a vedere ma che tutti amano, mette in campo i temi dello spessore, del valore e della verità del successo per arrivare a conclusioni che, anche se non riservano sorprese, colpiscono per coerenza e sensatezza. Né è da trascurare l’interpretazione di Al Pacino, sicuramente più spigliato che in «Insomnia» e sorprendentemente a proprio agio con un personaggio che, serietà dell’assunto a parte, vive situazioni tipiche della commedia degli equivoci. È molto divertente, ad esempio, vederlo «dirigere» S1mOne al computer, rubando sguardi, sorrisi, particolari fisici e movenze a Greta Garbo, Marlene Dietrich, Audrey Hepburn, Kim Novak e persino Ernest Borgnine: come dire che, di fronte a tanto passato, oggi non resta che riproporre cose già fatte con l’aiuto di una tecnologia cui niente sembra impossibile. Il che corrisponde anche a un avvertimento: a che serve spremersi le meningi per inventare qualcosa di nuovo quando il vecchio rappresenta un archivio ricchissimo cui attingere a piene mani?

Alla fine della storia, cadute le accuse di omicidio, Viktor Taransky sorride davanti a una telecamera accanto a S1mOne che tiene in braccio un neonato, il loro bambino. Naturalmente S1mOne e il neonato sono virtuali, mentre Viktor siede da solo su un divano. Provate a chiamarlo lieto fine.

S1MONE (Id.) di Andrew Niccol. Con Al Pacino, Catherine Keener, Winona Ryder.