I film di Natale
Michael jr., figlio del killer della mafia Michael Sullivan, cresce felice fino al giorno in cui scopre il mestiere del padre. Ritenuto un testimone scomodo, dovrebbe essere eliminato. Ma il sicario uccide sua madre e suo fratello. I due Sullivan, allora, si mettono in viaggio in cerca d’aiuto e in attesa di vendetta nei confronti del figlio del boss John Rooney. Sangue chiama sangue. Le intenzioni sono ambiziose: un po’ Shakespeare, un po’ don Corleone, un po’ Sergio Leone con lo scorrere del tempo e l’ineluttabilità delle cose. Mendes, dopo «American Beauty», si dimostra solo un corretto esecutore confezionando un melodramma visto e rivisto nel quale affonda anche Tom Hanks. Da ricordare solo la bella caratterizzazione di Paul Newman.
HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETI di Chris Columbus. Con Daniel Radcliffe, Richard Harris, Kenneth Branagh, Maggie Smith.
Tempi duri a Hogwarts: qualcuno ha riaperto la misteriosa camera dei segreti risvegliando una presenza da tempo sopita. Prima che il disastro sia irreparabile, il maghetto Harry Potter dovrà porci rimedio scoprendo il colpevole ed eliminando il mostro capace di pietrificare la gente… La seconda puntata delle avventure di Harry Potter mostra se non altro una maggiore vivacità rispetto al primo, scialbo episodio. Forse merito dell’atmosfera più dark e di un ritmo (nonostante la durata eccessiva) marcato. L’impressione di una generale inutilità resta. Ma, in fase di realizzazione, stavolta qualcuno si è divertito di più.
LA LEGGENDA DI AL, JOHN E JACK di Aldo, Giovanni, Giacomo e Massimo Venier. Con Aldo, Giovanni, Giacomo, Aldo Maccione.
Al, John e Jack, tre gangster di mezza tacca agli ordini del boss Coscia di Pollo, non riescono ad eseguire gli ordini combinando disastri. Come si scoprirà alla fine, c’è di mezzo un doppio gioco per incastrare il boss… Aldo, Giovanni e Giacomo, con tutta la buona volontà, non riescono a trovare i tempi giusti del racconto cinematografico, limitandosi a qualche gag e sporadiche battute a effetto. Da tener presente qualche stranezza: perché la storia ambientata nel 1959? Nonostante ciò, il pubblico continua a premiarli con incassi stellari. Soltanto in Italia.
LONTANO DAL PARADISO di Todd Haynes. Con Julianne Moore, Dennis Quaid, Dennis Haysbert.
Anno 1958. A Hartford, Connecticut, Cathy è convinta di essere felice finchè scopre che suo marito ha una relazione con un altro uomo. Contemporaneamente fa amicizia con un giardiniere di colore suscitando scandalo nel vicinato. Niente dell’apparente perfezione corrisponde a verità e niente si risolverà secondo coscienza. Un’operazione rischiosa: Haynes riesuma il melodramma in perfetto stile anni Cinquanta evocando i fantasmi di Sirk e Minnelli, allungando l’ombra del malessere esistenziale (che sia omosessualità o razzismo) fino ai giorni nostri. Gran lavoro del direttore della fotografia Ed Lachman, del musicista Elmer Bernstein e della protagonista Julianne Moore. Ma il tutto, tecnicamente perfetto, è molto freddo: più filologico che ispirato.
IL MIO GROSSO, GRASSO MATRIMONIO GRECO di Joel Zwick. Con Nia Vardalos, John Corbett, Michael Constantine.
Poula, greca a Chicago, è ossessionata dalla famiglia perché prenda marito e faccia figli. Lei, però, vuole sposarsi per amore, non per tradizione, e quando incontra Ian sente suonare le campane. Non sarà facile convincere il padre che un buon marito non deve essere per forza greco… Costato appena 5 milioni di dollari, il film di Zwick ne ha incassati 200 soltanto in America ed è subito diventato un caso. Dovuto alla protagonista Nia Vardalos, anche autrice del soggetto e della sceneggiatura, e al fiuto dei produttori Tom Hanks e Rita Wilson, è in realtà un filmetto sostenuto da molto colore locale e da dialoghi ascoltabili. E chi ricorda «Il principe del circo» con Danny Kaye, dovrà riconoscere che le somiglianze tra la famiglia italiana e quella greca sono quasi sospette.
NATALE SUL NILO di Neri Parenti. Con Christian De Sica, Massimo Boldi, Enzo Salvi, Biagio Izzo, i Fichi d’India.
L’ avvocato Ciulla, condannato a tradire la moglie, e un carabiniere, preoccupato dell’avvenire della figlia aspirante ballerina, si organizzano per una vacanza natalizia in Egitto. Saranno coinvolti due fratelli litigiosi, un appuntato e un impresario burino. Senza lieto fine: ahimè, tutto continua. La compagnia stabile della risata ripropone imperterrita il solito repertorio: le mossette di De Sica, i bisogni corporali di Boldi, le smorfie dei Fichi d’India. Una degenerazione del varietà di una volta, che il pubblico sembra gradire. Ma, per favore, nessuno invochi i quarti di nobiltà.