E se qualcuno facesse qualcosa?: «RICORDATI DI ME»

di FRANCESCO MININNIPerché, nonostante tutte le tristezze che racconta, «Ricordati di me» è pur sempre una commedia? Perchè Gabriele Muccino, cineasta intelligente e intuitivo, ha un limite culturale che gli impedisce di arrivare a quel rigore che renderebbe i suoi film meno carini e più realistici. Ciò non vuol dire che Muccino sia un ignorante, ma semplicemente che la generazione cui appartiene è cresciuta senza punti di riferimento culturali concreti e può soltanto rappresentare situazioni e problematiche senza il necessario distacco. Ecco perché in «Ricordati di me», come e più che ne «L’ultimo bacio», Muccino si complica la vita accentuando tutti i toni, mettendo troppa carne al fuoco, camminando in difficile equilibrio tra moda e analisi sociale, raccontando una serie di «forse» che avrebbero avuto più senso come «perché».

Ne esce un film incompleto perché privo di precise prese di posizione: una serie di episodi più o meno tristi che faticano a comporsi in unità di stile. La famiglia Ristuccia potrebbe essere una famiglia media italiana. Carlo, impiegato nel ramo assicurativo, ha scritto un libro senza mai finirlo. Giulia ha sacrificato al matrimonio e alla maternità le proprie ambizioni d’attrice. Valentina sogna di fare la soubrette. Paolo è convinto di essere già un fallito ad appena vent’anni. Tutti potrebbero avere un’occasione: Giulia di tornare sul palcoscenico, Carlo di finire il romanzo, Paolo di scoprire di poter interessare a qualcuno. Valentina sarà l’unica a raggiungere la mèta entrando negli ingranaggi della TV-spettacolo. Tutti gli altri continueranno come prima: chi sognando, chi avendo incubi, chi rincorrendo la passata giovinezza. È una buona idea quella di eleggere a protagonista della storia la disperata ricerca della visibilità, cioè dell’illusoria impressione di poter essere ricordati per qualcosa. Come in tutti i film di Muccino, però, si sente la mancanza di qualcuno che prenda il coraggio a quattro mani e decida di fare veramente qualcosa per cambiare le cose. Muccino si conferma fatalista, per il momento capace di raccontare soltanto storie di sconfitte in un certo senso ineluttabili.

I quattro protagonisti, in questo caso, gli creano il problema di dare unità al racconto. Anche invocando l’attenuante che ognuno vive soltanto per sé, «Ricordati di me» mostra un andamento troppo episodico e talora frenetico per lasciare a chi guarda il tempo necessario a riflettere. E poi ci sono i ricorsi: la crisi tra Carlo e Giulia, con Alessia a fare da terzo incomodo, ripropone con qualche anno di più la situazione de «L’ultimo bacio», mentre il personaggio di Paolo (Silvio Muccino) ha problematiche molto simili a quelle di Silvio (sempre Silvio Muccino) in «Come te nessuno mai». Problematiche autentiche, non costruite a tavolino: ma questa volta a Muccino manca la freschezza dell’esordiente, sostituita dal più smaliziato mestiere dell’uomo di spettacolo. Siccome non gli mancano né finezza psicologica né mezzi tecnici, vorremmo vederlo mantenere le promesse degli esordi raccontandoci qualcosa di nuovo. Tempo per il mestiere ne resterà anche troppo.

RICORDATI DI ME di Gabriele Muccino. Con Fabrizio Bentivoglio, Laura Morante, Monica Bellucci, Silvio Muccino. ITALIA 2003; Commedia; Colore