Quando l’importante è guardarsi dentro: «LA FINESTRA DI FRONTE»

DI FRANCESCO MININNIFerzan Ozpetek non ama le strade diritte. Per far sì che i suoi personaggi arrivino ad avvertire la necessità di guardarsi dentro, quindi di dare un senso alla propria vita, è disposto a tutto: persino, come accadeva ne «Le fate ignoranti», a sconvolgere la vita di una vedova con la scoperta che il defunto marito aveva una relazione omosessuale. Ne «La finestra di fronte» è l’incontro di due epoche a creare una salutare interazione tra passato e presente.

Giovanna e Filippo, sposati e con due figli, vivono un’esistenza del tutto comune. Lui vorrebbe di più ma ha paura delle novità, lei è naturalmente irrequieta e, nonostante i problemi pratici quotidiani, più disposta a sognare. A cambiare le cose sarà l’incontro con un anziano sconosciuto e smemorato, che porta dentro il ricordo di un perduto amore (per un uomo) e, in un certo senso, un serbatoio di sentimenti ancora da utilizzare.

Frequentandolo, scoprendo progressivamente la sua identità e riuscendo a comprendere il suo tormento interiore, Giovanna finirà col trovarsi a un bivio: da una parte la vita vissuta, dall’altra quella sognata spiando il vicino della finestra di fronte. Una scelta difficile.

Come sempre accade con un film di Ozpetek, c’è almeno una cosa che ci lascia perplessi: per quale motivo, cioè, il perduto amore dello sconosciuto debba essere un uomo quando, essendo donna, il film sarebbe esattamente lo stesso. Detto questo, che evidentemente ci riconduce a una sfera privata che esula dal giudizio sul film, bisogna dire che Ozpetek, almeno nella prima parte, è riuscito ad emozionarci. Nella parte in cui, cioè, non è richiesta alcuna spiegazione e l’autore può svariare dall’uno all’altro dei piani temporali ottenendo un risultato di grande suggestione e poesia. Nella parte in cui Massimo Girotti dà l’addio al cinema e alla vita con un personaggio di straordinaria umanità, oscurando con una presenza carismatica la grande energia di Giovanna Mezzogiorno e gli apprezzabili tentativi di Raoul Bova di calarsi in un personaggio molto comune (quindi per lui molto difficile).

Resta qualche dubbio sulla reale compenetrazione tra i due distinti racconti che animano il film e su qualche simbolismo portato all’estremo (la passione per i dolci) che rischia di distogliere lo spettatore dal reale punto focale del film. Che sta tutto nel titolo: la finestra di fronte è qualcosa che può apparirci desiderabile e meraviglioso fino al momento in cui ci troveremo in quella stanza. Allora capiremo che dall’altra parte c’è una finestra altrettanto desiderabile e meravigliosa: la nostra vita, quella che un giorno abbiamo scelto e che rischiamo di perdere per l’illusione di un sogno.

LA FINESTRA DI FRONTE di Ferzan Ozpetek. Con Giovanna Mezzogiorno, Raoul Bova, Massimo Girotti. ITALIA 2003; Drammatico; Colore