Non è mai facile leggere nei cuori: «LA MEGLIO GIOVENTÙ»
Un’impresa un po’ monumentale e un po’ pretenziosa che, senza sapere niente della sceneggiatura di Petraglia e Rulli, rischiava in primo luogo l’omologazione con tanti prodotti di fiction Tv a causa del difficilissimo rapporto tra verità e melodramma, come dire tra Telegiornale e «Incantesimo». Possiamo dire che, se appaiono evidenti i difetti del prodotto, appare anche evidente la sincera buona fede dell’autore che, senza cavalcare l’onda dei drammi familiari tanto graditi al pubblico della prima serata, ha saputo evitare quasi tutto quello che potrebbe essere definito «troppo facile», ottenendo un risultato non omogeneo, talora faticoso, ma appassionato e cosparso di grandi intuizioni.
Vi suggeriamo però di non cedere al possibile disagio suscitato dalla ricostruzione degli avvenimenti storici (l’alluvione di Firenze, il terrorismo, il ’68, la morte di Falcone) e di concentrarvi invece su una colonna portante del film: il bel personaggio di Giorgia, interpretato benissimo da Jasmine Trinca (la figlia di Nanni Moretti ne «La stanza del figlio») e facente funzione di coscienza e di cartina di tornasole. Nel marasma umano e sociale evocato da Giordana, Giorgia è una che ce la fa: con pazienza, con amore, con rabbia, senza alcunché di facile o scontato. L’idea portante del film è proprio questa: tutti possono farcela. Peccato che qualcuno si fermi prima del traguardo.
LA MEGLIO GIOVENTÙ di Marco Tullio Giordana. Con Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Jasmine Trinca, Adriana Asti.