Solitudine nel silenzio più assordante: «MARATHON»
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È evidente che realizzando «Marathon» l’iraniano Amir Naderi non aveva alcuna ambizione di realismo. Il suo film, girato con immagini «sporche» e con una tecnica più riconducibile al documentario o al cinema-verità, è chiaramente simbolico e sicuramente non commerciabile ad alcun livello. La produzione è americana, il copyright del 2002: ma sembra che Naderi abbia girato il film poco prima dell’11 settembre 2001, della qual cosa bisogna tener conto prima di esprimere un giudizio. L’impressione che si ricava da questo strano film sperimentale, infatti, è quella di una difficile metafora sull’esistenza. Ma non sull’esistenza in generale: più specificamente sull’esistenza di molti cittadini americani. Gretchen, a leggere il film letteralmente, è una povera illusa che perde tempo inseguendo sogni.
Ma leggendo in filigrana, invece, emerge il ritratto di una persona alla disperata ricerca di certezze che non riuscirà a trovare; oppure di un’individualista che conosce il mondo soltanto per ciò che rientra nel proprio campo visivo; o ancora di un patetico avvocato delle cause perse; infine di una solitudine che non fa niente per cambiare le cose e probabilmente continuerà così per tutta la vita. Così si spiegano la ricerca del rumore assordante, la necessità della presenza di altre persone tutte perfettamente sconosciute, il depistaggio dell’unica persona che sembra conoscerla e, dopo molti tentativi, si ricorda persino il suo nome, l’attonito stupore di fronte al silenzio irreale della neve.
Naderi è certamente un consapevole creatore d’immagini e ancor più un orchestratore di rumori, musiche e voci: «Marathon», di breve durata ma estremamente dilatato nei tempi del racconto soprattutto nella prima parte, si fa apprezzare per rigore stilistico e capacità simbolica, mostrando qualche singolare affinità con il lungometraggio d’esordio di Jim Jarmusch «Stranger than Paradise» anche in virtù di una fotografia in bianco e nero tutt’altro che nitida e luminosa. Naderi non concede niente alla platea e detta regole che non possono essere trasgredite. Ma chi cerca un’esperienza diversa dal solito, la troverà.
MARATHON (Id.) di Amir Naderi. Con Sara Paul, Trevor Moore.