«LA TERRA DELL’ABBONDANZA»

DI FRANCESCO MININNIWim Wenders torna sulla terra. E ci torna per forza, come tutti dopo l’11 settembre 2001, a chiedersi dove va il mondo, se ci sia più gente che arriva o che parte, a interrogarsi sulle proprie e sulle altrui follie, a cercare un modo possibilmente non violento per mettere d’accordo tutte le voci. Il sistema che adotta non sarà nuovo, ma a quanto pare funziona sempre: un viaggio alla scoperta dell’America.

Dopo il crollo delle Twin Towers, molti americani hanno sviluppato un legittimo senso di incertezza e paura. C’è chi, come Lana, torna dalla Palestina e si dedica al servizio e all’assistenza dei più poveri. Ma c’è anche chi, come Paul, si autoelegge difensore della patria e, a bordo del suo furgone super accessoriato, batte le strade di Los Angeles alla ricerca di arabi sospetti, tracce di sostanze chimiche, qualunque cosa possa minacciare la sicurezza nazionale. Le loro strade, nonostante Paul non sia molto propenso, si incrociano per forza: Paul è lo zio di Lana ed è l’unico parente rimastole. Così, quando alcuni balordi uccidono un pakistano per strada, Lana si incarica di riportarne il corpo al fratello che vive in un altro stato, e Paul, che intravede la possibilità di smascherare un complotto, mette a disposizione il furgone. E così ricomincia la scoperta dell’America…

E’ talmente semplice, lineare, chiaro il percorso di Wenders, da rendere “La terra dell’abbondanza” uno dei suoi film più anomali. Per quanto a più riprese si possano riscontrare tracce di “Paris, Texas”, si tratta più che altro di tracce dovute alla presenza di un viaggio. Qui, fingendo di occuparsi della sfera privata, l’autore tenta un’analisi lucida e durissima che investe un paese intero, riuscendo nel suo intento senza cadere nelle trappole del facile simbolismo o della smania del predicatore pronto a puntare l’indice contro qualcuno. Aiutato da due protagonisti che non forzano alcun tono, John Diehl e Michelle Williams, Wenders fa sì che s’incontrino quelli che vivono di speranza e quelli che vivono nel terrore. Una volta appurato che i suoi sospetti sul defunto erano infondati, che le sostanze chimiche erano legate a un commercio di detersivi, che il fratello non troverà mai le parole per ringraziarli di avergli fatto riavere il corpo e, infine, che una razza diversa non equivale a una cattiva persona, Paul andrà con Lana a Ground Zero arrivando alla conclusione che “pensavo fosse più grande, sembra soltanto un cantiere”. Il che significa che il mondo è sempre bello se affrontato con il coraggio della serenità. E significa anche che Wim Wenders, dopo essersi tante volte smarrito nei meandri dell’animo umano, ha tratto un gran giovamento da un salutare bagno di realtà. Forse anche lui, come suggerisce Lana a Paul nel finale del film, è stato capace di «ascoltare il silenzio».

LA TERRA DELL’ABBONDANZA (Land of Plenty) di Wim Wenders. Con John Diehl, Michelle Williams. GERMANIA 2004; Drammatico; Colore