«LEI MI ODIA»

DI FRANCESCO MININNISpike Lee, in un certo senso, assomiglia a Pedro Almodovar. Non può resistere a più di uno o due film dai toni meno provocatori e disturbanti del solito, che subito gli vien voglia di rimettersi a strillare. E se l’astinenza è durata parecchio, lo strillo sarà (o si pensa che debba essere) più forte. «La 25a ora», a quanto pare, deve avergli portato via un bel po’ di energia, perché «Lei mi odia» è tanto estremizzato quanto deludente. E non perchè gli manchino le idee: ce ne sono e buone. Gli manca quella piccola cosa che si chiama misura. Licenziato da un colosso dell’industria farmaceutica in seguito alla scoperta di una frode assicurativa, Jack si vede costretto a riorganizzare la propria vita. Con un problema: la fama che si è fatta nel giro non gli permette di continuare a lavorare nel ramo. La sua ex, divenuta lesbica, gli propone un affare: metterla incinta a pagamento. Dopo un’iniziale perplessità, Jack accetta e in breve si ritrova al centro di un autentico business arrivando a un totale di diciotto fecondazioni (compreso un parto gemellare della figlia del boss mafioso Bonasera). La domanda è: il sistema, che lo ha già gettato fuori della porta, potrà accettare di riaccoglierlo dalla finestra?Il meglio di «Lei mi odia» è racchiuso nei titoli di testa. Le banconote dei dollari, di diverso valore, sventolano come prendendo il posto della bandiera americana, finchè non ne appare una con il volto di Bush del valore di 3 dollari (banconota inesistente). Quindi, lo scopo di Lee è quello di stigmatizzare una società nella quale, si tratti di stanze dei bottoni o di camere da letto, tutto può essere ottenuto pagando il giusto prezzo. Benissimo, come possiamo non essere d’accordo? Peccato, però, che per dimostrare la propria tesi l’autore costruisca un film a strati che non conosce misura e che anzi finisce col compiacersi di quelle idiozie che vorrebbe mettere alla berlina. Raggiungendo il culmine, probabilmente, con l’apparizione di Monica Bellucci (la figlia del mafioso) e di John Turturro (il mafioso Bonasera), che si ritagliano praticamente un film a sé stante non esattamente omogeneo al resto del racconto.

Non mancano gli inserti animati: si dà il caso però che gli spermatozoi in viaggio verso l’ovulo fossero stati già egregiamente rappresentati da Woody Allen. Insomma, pare che nella foga di dire proprio tutto, Spike Lee abbia detto troppo. Ferme restando la sua vena corrosiva e la sua potenza satirica indirizzate nel sociale, lo preferiamo quando prende un argomento e lo viviseziona per arrivare a una conclusione che tutti possono capire. Qui, invece, non sapendo se ridere o piangere, bisogna accontentarsi di un punto di vista quanto mai discutibile che si riassume nell’adagio «Tutto va bene perchè nulla va bene». Il tutto ha un vago sapore di qualunquismo e non rende giustizia a un autore capace di ben altre profondità.

LEI MI ODIA (She Hates Me) di Spike Lee. Con Anthony Mackie, Kerry Washington, Ellen Barkin, John Turturro. USA 2004; Commedia; Colore