2004, salvati per voi
Se parliamo di acume psicologico, Gianni Amelio con Le chiavi di casa ha dato prova di una grande volontà di approfondimento nei rapporti genitori/figli tenendo a debita distanza qualunque dimensione spirituale. Brad Anderson, con L’uomo senza sonno, si è addentrato nei meandri di una mente turbata e ossessionata dal senso di colpa. Sergio Castellitto, con Non ti muovere, ha raccontato l’egoismo e la crudeltà che si arrendono a un disperato bisogno d’aiuto. Daniele Gaglianone, con Nemmeno il destino, si è occupato dei giovani d’oggi, di situazioni di estremo disadattamento e di tutto il coraggio che ci vuole per uscirne. Sturla Gunnarsson, con Due cuori e una cucina, ha tentato di far convergere la vita semplice e quella contaminata dal progresso. Mikael Hafstrom, con Evil/Il ribelle, è andato incontro, schematizzando un po’, alle esigenze di un ragazzo difficile ma tutt’altro che irrecuperabile. Wim Wenders, con La terra dell’abbondanza, ha affrontato il difficile ritorno dall’11 settembre consigliando al mondo di «ascoltare il silenzio». Se parliamo di umorismo, Shrek 2 di Adamson, Asbury e Vernon si è dimostrato capace di incontrare adulti e bambini sul terreno della fiaba riveduta e corretta con una serie di trovate fulminanti.
Se parliamo di fantasia, Tim Burton con Big Fish è stato capace di raccontare una vita meravigliosa (la propria) con una girandola di idee ora grottesche ora poetiche ora malinconiche, ma sempre un passo avanti alla realtà. Peter Jackson, con Il Signore degli Anelli/Il ritorno del Re, ha chiuso la trilogia con un respiro epico degno di un classico. Zhang Yimou, con Hero, è andato alla ricerca delle tradizioni cavalleresche del suo paese componendo un affresco di grande fascino e dai colori straordinari.
Se parliamo di incrollabili tradizioni americane, Kevin Costner con Terra di confine ha riesumato il western classico e romantico saccheggiando John Ford e costruendo una resa dei conti memorabile. Michael Mann, con Collateral, si è servito del noir per dare un’immagine fredda e stilizzata di un mondo cinico e violento.
Se parliamo di Chaplin, che resta il padre di tutti i film, Steven Spielberg con The Terminal gli ha reso omaggio con il suo tenero Navorski che, a New York, non riesce ad uscire dall’aereoporto. Kim Ki-Duk, con Ferro 3/La casa vuota, è andato oltre riproponendo il vagabondo come cartina di tornasole di una società intera.
Se infine parliamo de La passione di Cristo di Mel Gibson, non possiamo che ribadire il nostro apprezzamento per un’opera che, a sorpresa, ci ha profondamente toccati e costretti a un confronto decisamente salutare. Le vie del Signore sono infinite.