«L’ENFANT / UNA STORIA D’AMORE»

DI FRANCESCO MININNIQuando nel durissimo percorso di vita di Rosetta intravedemmo la forte influenza di Robert Bresson («Mouchette», nel caso specifico), a quanto pare non ci sbagliavamo. Con una differenza: mentre l’ascetico francese, a un certo punto della sua carriera, non riuscì più a trovare conforto nella fede ripiegandosi sul fatalismo de «Il diavolo probabilmente», i belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne non mollano.

«L’enfant», come «La promesse», «Rosetta» e «Il figlio», è un grido di dolore in attesa della speranza. Con uno stile inconfondibile fatto di pedinamenti, attoniti primi piani, totale assenza di supporto musicale, gelide periferie in calo d’umanità, scelte disumane che al momento sembrano le uniche possibili e poi, a un passo dalla perdita di sé, una scintilla di vita, di dignità, di presa di posizione, di scelta morale, di conoscenza dell’altro, d’amore. In poche parole, la nuda e impegnativa cronaca di un miracolo.

Bruno, vent’anni, e Sonia, diciotto, hanno un figlio. Nessuno dei due lavora. Bruno si arrangia con qualche colpo di scarsa entità, che non gli permette di mantenere una famiglia. Così la decisione di vendere il neonato sembra quasi automatica, anche se non al punto di metterne a parte Sonia. Così, quando lo scambio è fatto, lei è colta da malore. Bruno, che comincia lentamente a capire qualcosa, va a riprendere Jimmy. Poi, quando il suo complice minorenne è arrestato, si costituisce. Da qui, e dall’aver ritrovato l’amore di Sonia, potrà forse ripartire per ricostruire una vita.

Nel 1959 Bresson realizzò «Pickpocket», storia di un ladro che si redime per amore di una ragazza madre. A questo film si sono ispirati i Dardenne, ma immergendolo totalmente nel presente e cedendo al citazionismo soltanto nella bella immagine finale dell’abbraccio tra Bruno e Sonia nel parlatorio del carcere. Lo stesso protagonista, che in Bresson era un annoiato intellettuale parigino, qui diventa il cosiddetto «ragazzo di strada» che evita le responsabilità e cerca la via più breve (al di fuori del lavoro) per arrivare ai soldi. Così i Dardenne si confermano importanti narratori di un oggi che, secondo loro, merita sempre un’altra possibilità. Il bello è che, rendendo il percorso quanto mai difficile, costringono lo spettatore a percorrerlo insieme al protagonista (Jéremié Renier, già visto in «La promesse»). E in questo, come negli altri loro film, si arriva a un punto in cui la redenzione sembra realmente impossibile.

A nostro modo di vedere, è la strada giusta per raccontare un mondo che non solo non regala niente, ma non fa neanche sconti. Ed è la strada giusta per ricordare ogni volta che i miracoli esistono e che non devono per forza assomigliare agli effetti speciali di un film.

L’ENFANT / UNA STORIA D’AMORE (L’enfant) di Jean Pierre e Luc Dardenne. Con Jéremié Renier, Deborah François. BELGIO 2005; Drammatico; Colore