THE NEW WORLD

Di FRANCESCO MININNIQuattro film in trentadue anni: bastano per elevare Terrence Malick agli onori del culto o lo rendono soltanto un oggetto misterioso? «The New World», la storia della prima contaminazione tra nativi americani ed esploratori inglesi avvenuta in Virginia nel 1607, farebbe propendere per la seconda soluzione. E non perché manchino elementi di interesse o scelte stilistiche complesse: semplicemente perché in questo film, più che nei precedenti «La rabbia giovane», «I giorni del cielo» e «La sottile linea rossa», comincia a tirare vento di presunzione.

La presunzione è quella di raccontare la storia di Pocahontas e John Smith escludendo ogni elemento tradizionalmente romantico, folkloristico o spettacolare per attenersi esclusivamente a componenti etniche. E allora abbiamo una colonna sonora che comprende soltanto Mozart e Wagner, dialoghi ridottissimi sostituiti dai pensieri fuori campo dei personaggi, un ritmo lento fino all’esasperazione, lunghi giochi di sguardi, pochissimi combattimenti e soprattutto niente che possa far tornare alla mente il modesto cartoon di casa Disney. Si capisce così che Malick ha concepito «The New World» come una full immersion nelle atmosfere reali (?) di quattro secoli fa. E ci viene da pensare che forse neanche Stanley Kubrick avrebbe osato tanto.

È evidente che l’intenzione dell’autore era quella di ricondurre tutto a verità storica, ovvero che John Smith non era affatto un romantico avventuriero ma un conquistatore egoista e molto interessato alla carriera e che per Pocahontas il contatto con la cosiddetta civiltà significò soltanto ammalarsi di tisi e morire rapidamente. Ma invece di limitarsi a raccontare la sua storia, Malick ha fatto il possibile per renderla unica: lunga durata, tempi narrativi dilatati alla ricerca di uno sguardo, di un’alba o di un tramonto, forte contrasto tra le due diverse civiltà attraverso comportamenti e precisi segnali esterni, una certa nostalgia per una nazione allo stato naturale prima del sopravvenire del progresso. Il problema è che non tutto ciò che Malick ritiene essenziale lo è veramente. Così, arrivati a una conclusione fin troppo brusca date le minuziose premesse, si ha l’impressione di ritrovarsi in mano qualcosa di già conosciuto che rende «The New World» tutto fuorché unico.

L’unica scoperta, la vera novità, è rappresentata da Q’Orianka Kilcher che, in mezzo a professionisti come Colin Farrell, Christopher Plummer e Christian Bale, finisce per incarnare alla perfezione l’immagine incontaminata del nuovo mondo.

A Terrence Malick occorrerebbe probabilmente un progetto meno grandioso, magari più quotidiano, persino terra terra. D’altronde, come si fa a suggerire a un regista che ha fatto quattro film in trentadue anni di prendersi una pausa di riflessione?

THE NEW WORLD (Id.) di Terrence Malick. Con Colin Farrell, Q’Orianka Kilcher, Christopher Plummer, Christian Bale. USA 2005; Storico; Colore