«IL CAIMANO»

DI FRANCESCO MININNINanni Moretti se la ride di gusto. «Il caimano», attorno al quale girava un’aura di mistero e del quale si sapeva soltanto che era un film su (contro) Berlusconi, ha suscitato una campagna preventiva che, in termini di ritorno pubblicitario, è oro. E, come tutte le campagne preventive, non è venuta dal pubblico in quanto gente comune, ma dai politici cui si presumeva fossero indirizzati i suoi strali. Tutti, senza averlo visto, si sono pronunciati: chi dichiarando che non sarebbe andato a vederlo, chi augurandosi che non facesse danni in vista delle elezioni di aprile, chi suggerendo che sarebbe stato meglio posticiparne la data di uscita, eccetera eccetera. E Moretti, che ha goduto di una campagna assolutamente gratuita, ringrazia.Chi ha la vista un po’ più lunga del proprio naso ci metterà poco a capire, dopo averlo visto, che «Il caimano» è un film su Berlusconi in quanto lo è sull’Italia di oggi e che Nanni Moretti ne ha per tutti e non rinuncia mai a quella vena surreale che gli permette di analizzare il presente in forma di commedia amara e stralunata. In sostanza, non c’è niente nel film che già non sapessimo dai telegiornali, dagli spettacoli di Benigni o dalla satira quotidiana. Se la domanda è pertanto: ha voluto Nanni Moretti intervenire a ridosso delle elezioni per smuovere le acque e indurre la gente a spostarsi da uno schieramento all’altro? La risposta non può essere che no. Perché Nanni Moretti, scorbutico, narcisista, talvolta antipatico, è più uomo di cinema che uomo politico: quando fa un film, fa un film. Il regista Bonomo, in crisi di creatività e in difficoltà produttive dopo il fallimento dell’ultimo film «Cateratte», si trova tra le mani un copione intitolato «Il caimano», scritto da Teresa, che è un atto d’accusa contro il Presidente del Consiglio. Tra rifiuti e voltafaccia, adesioni e rinunce, in piena crisi matrimoniale, ridotto a vivere in un residence quando non a dormire in ufficio, Bonomo capisce piano piano che il film, comunque, va fatto. E si farà, con Nanni Moretti protagonista e un finale inquietante che ipotizza l’eventualità di una guerra civile.Prendiamo «Sogni d’oro» (un regista in crisi, un film in fase di realizzazione, nevrosi e impennate surreali) e «Palombella rossa» (un comunista senza memoria, la ricerca di un’identità, lo sbando di un’intera classe politica). Dalla convergenza di questi due film nasce «Il caimano»: un regista in crisi, un film in fase di realizzazione, lo sbando di un’intera classe politica e un paese alla ricerca della propria identità. Con dentro tutto, forse troppo: invece che uno sguardo a 360°, Moretti ha preteso di arrivare a 720, rendendo molto difficile orientarsi tra i diversi piani di lettura e costringendo lo spettatore a decidere per uno a scapito di un altro. Tra citazioni felliniane (il viaggio notturno di una caravella per le vie di Roma, una ruspa che demolisce il muro dell’ufficio di Bonomo), partecipazioni speciali di compagni di viaggio (Giuliano Montaldo, Paolo Virzì, Carlo Mazzacurati, Jerzy Stuhr, Tatti Sanguineti) e belle immagini di ordinarie tristezze, «Il caimano» permette che chiunque partecipi al dibattito sull’argomento che vuole. Noi scegliamo la sequenza dei diversi Berlusconi: prima Elio De Capitani, poi Michele Placido, quindi Nanni Moretti (che allo stesso tempo è anche Botero de «Il portaborse») e infine Berlusconi stesso. Se non è Kafka, ci va molto vicino. IL CAIMANO di Nanni Moretti. Con Silvio Orlando, Margherita Buy, Jasmine Trinca, Michele Placido, Nanni Moretti. ITALIA 2006; Drammatico; Colore