«NUOVOMONDO»

DI FRANCESCO MININNIEmanuele Crialese, il regista che con «Respiro» ha assunto visibilità molto più estera che nazionale, non è un realista. Ovverosia, non ama particolarmente il realismo come forma di espressione artistica e sembra più orientato verso una sorta di mitologia storicamente documentata. Avere queste idee e scegliere di raccontare la traversata dalla Sicilia all’America della famiglia Mancuso ai primi del Novecento, può creare qualche problema di linguaggio. Nonostante la nave sia sovraffollata, ad esempio, non si percepisce alcun problema di convivenza stretta. Non si parla né di cibo né di questioni igieniche o sanitarie. L’unica tempesta è vista dall’interno del piroscafo e non ha conseguenze. «Nuovomondo», insomma, non è un reportage sugli emigranti. È, nelle intenzioni dell’autore, la storia di un sogno, con un inizio e nessuna fine.

Diviso in tre parti, la Sicilia, il viaggio e l’America, «Nuovomondo» racconta il viaggio dei Mancuso (una madre, un figlio e due nipoti) verso una terra promessa in cui scorrono fiumi di latte, sugli alberi crescono i soldi e cipolle e galline hanno dimensioni esorbitanti. Questa prospettiva trasforma tutte le sofferenze in qualcosa di necessario e quindi più facilmente sopportabile. A sostenere Salvatore ci sono la prospettiva di uno zio che li aspetta e la bella signora Luce che, imprevedibilmente, gli chiede di sposarla per consentirle l’ingresso nel paese. Forse il nuovo mondo è davvero nuovo, o forse è uguale al nostro ma si trova abbastanza lontano da renderlo eccezionale.

Crialese ha un buon senso dell’immagine e sa scegliere gli attori con le facce giuste (persino Charlotte Gainsbourg, sulla quale non avremmo scommesso pensandola in un’epoca diversa dalla contemporanea). Ma non ama il realismo. Questo lo porta ad allontanarsi dal dato storico e a cercare rifugio nel campo della poesia e del simbolismo. Dove, però, riesce ad ottenere soltanto risultati di poco spessore, soprattutto nel momento in cui si trova a misurarsi con autori più grandi di lui che, su argomenti analoghi, hanno ottenuto risultati diversi. Pensiamo naturalmente al Chaplin di «Charlot emigrante», ma anche ai Taviani di «Good Morning Babilonia». Realista poetico l’uno, poeti realistici gli altri, arrivano entrambi (per vie diverse) al traguardo del realismo e della poesia laddove Crialese si ferma a una sorta di contemplazione estetizzante che a lungo andare fa persino dubitare dell’epoca e delle vicende narrate. Salvo ravvedersi e assestare qualche colpo che va a segno, come nel caso della vecchia madre che sceglie di essere rimpatriata lasciando liberi figlio e nipoti di restare nel cosiddetto nuovo mondo. Generazioni, mentalità, chi si appresta a diventare moderno e chi preferisce rimanere antico: una storia universale che Crialese riesce a fotografare con pochi, rapidi tocchi. Dilungandosi invece su tutto il resto, trasforma «Nuovomondo» in un album fotografico di un’altra epoca. Chissà quale.

NUOVOMONDO di Emanuele Crialese. Con Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato, Vincent Schiavelli, Aurora Quattrocchi.