«VERO COME LA FINZIONE»
Tutto comincia nel giorno in cui Harold Crick, impiegato delle tasse, si rende conto che il suo vivere quotidiano e molto abitudinario è sconvolto da una presenza invisibile: una voce femminile che commenta le sue azioni, una sorta di io narrante che solo lui è in grado di sentire e che rischia di farlo dubitare della propria sanità mentale. Non solo: il vero incubo comincia nel momento in cui la voce lo informa della sua prossima dipartita. Sentendosi come protagonista di un romanzo, Harold si rivolge a un esperto di letteratura che, pur essendo tutt’altro che posato ed equilibrato, gli darà l’indicazione giusta. Harold non si sente protagonista di un romanzo: lo è. La scrittrice Kay Effel, che non sa della sua esistenza, sta scrivendo la sua storia. E nel libro Harold è destinato a morire…
Bisogna dire che Zach Helm non pretende l’originalità a tutti i costi: conosce Kafka, conosce Pirandello e conosce anche Charlie Kaufmann. Chi era costui? Semplice: lo sceneggiatore di Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee e Se mi lasci ti cancello. Forse Vero come la finzione manca di un’omogeneità di ritmo capace di allineare la parte della ricerca con quella della rincorsa. Ma apre un tale ventaglio di possibilità interpretative che il ritmo diventa l’ultimo dei problemi. L’idea che la nostra vita possa essere un libro già scritto mette in campo l’eventualità di un essere superiore un po’ cinico e distante, mentre quella che possa esistere una soluzione diversa e che noi siamo in grado di realizzarla fa ritornare tutto al Dio che conosciamo (come dire: chi vi dice che la prima stesura fosse quella definitiva?).
VERO COME LA FINZIONE (Stranger Than Fiction) di Marc Forster. Con Will Ferrell, Emma Thompson, Dustin Hoffman, Maggie Gyllenhaal. USA 2006; Commedia; Colore