IO, L’ALTRO

DI FRANCESCO MININNI

Ci vuole poco a capire che «Io, l’altro», prodotto da Raoul Bova e diretto dal tunisino Mohsen Melliti, nasce da un atto di coraggio, di quelli che fanno dimenticare tornaconto e questioni d’affari per lanciarsi anima e corpo in un’idea. Basta capire che praticamente per tutta la durata del film non scenderemo mai dal peschereccio su cui vivono e lavorano Giuseppe e Yousef per rendersi conto che, errori di percorso a parte, alla base del film sta un’idea da rispettare. Convivenza tra esseri umani, preconcetti e sospetti, fiducia, principi morali, cambiamento dei tempi: nel film convergono tutte queste tematiche a comporre un quadro, se non interamente soddisfacente, almeno ricco e degno d’attenzione, sicuramente buono per parlare di qualcosa che non siano indici d’ascolto o incassi miliardari.

Giuseppe e Yousef sono pescatori, costretti a lottare quotidianamente prima con il mare e poi con le mille difficoltà della crisi economica, della sofferenza e della sopraffazione. Ma tra loro c’è amicizia, cameratismo, fiducia. Almeno fino al giorno in cui la radio trasmette la notizia della caccia a un terrorista tunisino che si chiama proprio come Yousef. Giuseppe medita, dubita, è sicuro di aver trovato indizi che inchiodano l’amico e finalmente lo chiude nella stiva. Dopodiché avverte la polizia costiera…

“Io, l’altro” torna a porre con insistenza la necessità di coniugare forma e contenuto. Partendo da un’idea forte, ma trovandosi a dover combattere con una forma statica che lo rende a tratti di una lentezza esasperante, non riesce a trovare alternative figurative al conflitto psicologico tra i due protagonisti. Così, se da una parte si plaude al tentativo di raccontare una vicenda di strettissima attualità senza schematismi né preconcetti, dall’altra dispiace vedere che il risultato finale ha una valenza più letteraria che cinematografica. In sostanza, si assiste allo scorrere delle idee, ma non delle immagini. Senza contare che, in vista di un epilogo che si preannuncia tristissimo, gli autori non sanno rinunciare a una precisazione del tutto fuori luogo. Quando la radio informa infatti che il fantomatico terrorista è stato arrestato, si arriva alla conclusione che il comportamento di Giuseppe è stato sbagliato perché Yousef era assolutamente innocente. E sappiamo bene, invece, che un principio è un principio in ogni circostanza: come dire che si è contrari alla pena di morte perché la giustizia potrebbe condannare la persona sbagliata.

A parte questo, «Io, l’altro» si fa apprezzare per finezze psicologiche, l’onestà di fondo e due protagonisti in grado di reggere il confronto con un film tutto per loro. Raoul Bova accetta la sfida e finisce per essere convincente. Ma ancora più bravo è Giovanni Martorana nella non facile parte di Yousef. Peccato che, per realizzare un film del genere, non si possano avere a disposizione mezzi adeguati che consentano di evitare errori evidentemente dovuti a situazioni contingenti e di fortuna. Ci guadagnerebbero tutti, incassi a parte.

IO, L’ALTRO di Mohsen Melliti. Con Raoul Bova, Giovanni Martorana. ITALIA 2007; Drammatico; Colore