RIPRENDIMI

DI FRANCESCO MININNI

Il finto documentario (si chiama mockumentary, dove mock significa «finto») è un genere che sta avendo un certo successo, soprattutto da quando si sono accorti di poterlo applicare a generi diversi (basta pensare a «Cloverfield» e «REC»). Ma «Riprendimi», ideato e diretto da Anna Negri con l’intervento in sede di produzione di Claudio Amendola e Francesca Neri, usa il documentario fittizio non per vezzo intellettuale né per scommessa tecnica. Lo fa proprio per raccontare, magari con ironia e toni accentuati, la realtà in cui viviamo.

La partenza è da attualità tipo «Porta a Porta»: Eros e Giorgio, impegnandosi tutto il possibile e mettendo a rischio ben più della vita professionale, mettono mano a un documentario 24 ore su 24 sui precari dello spettacolo. Essendo amici di Giovanni, che vorrebbe fare teatro ma è costretto a recitare nelle fiction dei medici, dei carabinieri e dei calciatori, seguono la sua complessa esistenza. Il fatto che la sua compagna Lucia lavori con contratti a termine come addetta al montaggio non è che un vantaggio: due al prezzo di uno. L’imprevedibile è che, mentre il lavoro procede, Giovanni sia colto da crisi esistenziale e, nonostante la nascita del figlio Paolo, decida di prendersi la famosa pausa di riflessione. Così Giorgio continuerà a seguire Giovanni, mentre Eros si occuperà di Lucia…

Presentato in anteprima al Sundance Film Festival, «Riprendimi» parte bene fin dal titolo. Che per qualcuno potrebbe evocare il fatto che la coppia sia comunque destinata a ricomporsi, mentre in realtà si riferisce esclusivamente al fatto che niente di ciò che i due protagonisti dicono, fanno o persino pensano sfugge all’occhio impietoso, invadente e onnipresente della videocamera. Poi Anna Negri (che ha esordito nel lungometraggio con «In principio erano le mutande») decide che il documentario sia finto anche nella finzione: nel momento in cui Eros e Giorgio si rendono conto che la precarietà della gente di spettacolo è un tema che assolutamente non appartiene più alla vita di Giovanni e Lucia, continuano a filmare. Forse senza rendersene conto, si ritroveranno tra le mani dell’ottimo materiale sulla vera precarietà dell’oggi: quella dei sentimenti, dell’amore, della famiglia, della vita in quanto tale e non soltanto perché riferita all’elemento del lavoro. E così «Riprendimi», che ha l’umiltà di non ambire a raccontare tutto di tutto o a pretendere di essere il primo a farlo, si trasforma in un tristissimo documento su una precarietà che, a diversi livelli, ci appartiene. Ecco perché Giovanni, Lucia, le amiche di Lucia, i testimoni attivi Eros e Giorgio possono fare tenerezza per un’ora. Poi, quando ci si rende conto degli atteggiamenti, del modo di pensare, delle motivazioni, della scala di valori, delle finalità, non si può fare a meno di passare a una sorta di rabbia: non una rabbia moralistica, ma un sentimento dovuto alla presa d’atto che la somiglianza con il mondo vero, cioè con noi, è forte. Anna Negri è stata brava a non lasciarsi prendere la mano dal bozzettismo (pure presente) e a mantenersi nell’ambito del possibile: in fin dei conti «Riprendimi» è un documentario finto nel senso che Eros e Giorgio, i documentaristi, sono personaggi del film. Il resto invoca la verità.

Tra i protagonisti, Mario Foschi è quello che trova più difficoltà ad essere naturale. Alba Rohrwacher, invece, sa essere disarmante e spiazzata in modo credibile. I più bravi, tuttavia, sono Alessandro Averone (Eros) e Stefano Fresi (Giorgio), anche se non era il loro il compito più difficile. E resta il fatto che, quand’anche un film aiutasse a focalizzare uno o più problemi, sarebbe utile che ci fosse qualcuno capace di risolverli.

RIPRENDIMI di Anna Negri. Con Mario Foschi, Alba Rohrwacher, Valentina Lodovini, Stefano Fresi, Alessandro Averone. ITALIA 2008; Drammatico; Colore