SFIDA SENZA REGOLE

DI FRANCESCO MININNI

Si pensa a Robert De Niro e Al Pacino come a due monumenti di tale grandezza che comunque, messi insieme nella stessa inquadratura, renderebbero grande qualunque storia o qualunque film. «Sfida senza regole» di Jon Avnet è la testimonianza inconfutabile che ciò non è vero. Ci sono alcune considerazioni intermedie sul fatto che i detective Fisk e Turk sono personaggi ampiamente prevedibili e soprattutto privi di margini di originalità, sul fatto che Avnet (conosciuto per «Pomodori verdi fritti», «L’angolo rosso» e «Qualcosa di personale») può essere un regista di melodrammi ma non di thriller, su problemi di ritmo e tenuta drammatica. Ma alla fine diventano considerazioni marginali. Il punto è che «Sfida senza regole», sceneggiato da Russell Gewirtz (quello di «Inside Man» di Spike Lee), mostra di non avere alcun rispetto per il pubblico organizzando una serie di trappole tecniche e tematiche che dovrebbero rendere la sorpresa finale imprevedibile. Così, infrangendo una regola dopo l’altra, il film ci rivela presto la sua vera ragion d’essere: un thriller con sorpresa finale che, invece di approfondire elementi umani e sociali, si preoccupa soltanto di occultare (con qualunque mezzo) la sorpresa finale. Di modo che, quando la rivelazione si svela, si svelano anche i mezzi con i quali è stata tenuta nascosta. L’irritazione del pubblico, a questo punto, dovrebbe crescere in maniera esponenziale. Ora, pur rendendoci conto che la convenzione vorrebbe che qualunque tipo di sorpresa non debba mai essere svelata, ci rendiamo conto anche che parlare del film senza svelare quel particolare non avrebbe senso. Pertanto chi fosse interessato alla visione del film senza saperne la storia accetti un consiglio e smetta da questo punto la lettura del nostro commento.

I poliziotti Fisk e Turk indagano su un serial killer che uccide pregiudicati lasciando sul posto una poesia e una pistola. In realtà noi sappiamo già che in un video inviato alle gerarchie della polizia è Turk stesso ad accusarsi dei delitti narrandone modalità e moventi. Il pool incaricato delle indagini (Fisk, Turk, altri due poliziotti e Karen Corelli del CSI) arriva alla conclusione che il colpevole potrebbe essere proprio un poliziotto. I sospetti cadono proprio su Turk finché, dopo un serrato faccia a faccia, è Fisk a rivelarsi come il colpevole. Qui, giusto per pareggiare il finale di «Heat», sarà De Niro a uccidere Pacino.

L’espediente di gran lunga più truffaldino di Gewirtz e Avnet è riconducibile al video della presunta confessione di Turk/De Niro. Come sapremo alla fine, c’era un piccolo preambolo nel quale Turk, su invito del collega e amico, leggeva «Mi chiamo Dave Fisk e sono un detective della polizia di New York». A seguire la confessione. Se non è slealtà questa… Ma è anche peggio: è la prova incontestabile che «Sfida senza regole» nasce unicamente come un ordinario thriller che vive di una (strabiliante?) sorpresa finale, senza la quale il pubblico non saprebbe a cosa appigliarsi. Se ne deduce che scomodare De Niro e Pacino per un prodotto del genere è un brutto segno di quanto possano essere antipatiche le leggi di mercato. I due mostri lo sanno e, a modo loro, reagiscono con ironia: praticamente senza mai uscire di scena, si ammiccano in continuazione ridacchiando e strizzandosi l’occhio neanche fossero una estemporanea reincarnazione di Stanlio e Ollio. In un certo senso si estraniano dal contesto drammatico e si costruiscono una nicchia dalla quale osservare il tutto con cinismo e distacco. Ma crediamo proprio che questo non basti a giustificare un film.

SFIDA SENZA REGOLE (Righteous Kill) di Jon Avnet. Con Robert De Niro, Al Pacino, Carla Gugino, John Leguizamo, Brian Dennehy. USA 2008; Thriller; Colore