ANGELI E DEMONI

DI FRANCESCO MININNI

Ohibò, chi l’avrebbe mai detto che anche «l’eretico» Dan Brown fosse, sotto sotto, un sostenitore di una Chiesa capace, nonostante tutto, di resistere a mille tempeste e di rinascere dalle proprie ceneri più forte di prima? Diciamo la verità, attendevamo Angeli e demoni con il fucile puntato. Un po’ per il precedente de «Il codice Da Vinci» (se vi par poco), un po’ per certe voci sinistre su determinati contenuti assai scabrosi del libro che Brown aveva scritto prima senza grande successo, un po’ perché comunque il tiro al piccione con la Chiesa a fare da volatile sembra diventato ormai uno sport a diffusione mondiale.

E qui dobbiamo rendere merito a Ron Howard e ai suoi sceneggiatori David Koepp e Akiva Goldsman che, consapevoli di averla fatta grossa con il film precedente (quindi consapevoli che comunque quanto a pubblicità gratuita Angeli e demoni era già coperto), hanno apportato al romanzo alcune modifiche che, tenendo a distanza polemiche, gossip, dicerie e pettegolezzi, lo trasformano a tutti gli effetti in un semplice thriller lanciato alla velocità di un treno (alta velocità, naturalmente).

La triade ha sicuramente tenuto presente che altri fattori avrebbero contribuito a fare del film un successo, soprattutto la speranza che qualcuno cadesse nel tranello e desse voce a qualche protesta che sarebbe stato facilissimo confutare. E qui tocca dire che ci dispiace che ad abboccare sia stato proprio qualche alto prelato che, forse a conoscenza del libro, ha lanciato invettive che alla prova dei fatti mostrano ben pochi fondamenti. Perché Angeli e demoni, come cercheremo di chiarire senza svelare momenti topici del racconto, non è né blasfemo né irriverente né mangiapreti. È un thriller, se vogliamo dozzinale, che gioca con astuzia le carte del ritmo e dello spettacolo senza offendere nessuno a parte qualche attacco frontale alla logica tanto cara a personaggi del calibro di Sherlock Holmes o Hercule Poirot.

La concomitanza tra la morte del Papa (a Roma) e la scoperta di un sistema pratico per isolare l’antimateria (in Svizzera) dà il via a una serie di eventi che potrebbero sconvolgere il mondo intero. A quanto pare la setta degli Illuminati, duramente perseguitata dalla Chiesa nel XVII secolo, è tornata per prendere la propria vendetta. Prima il rapimento di quattro cardinali dei quali è annunciata la morte imminente, poi la minaccia di un’esplosione micidiale che dovrebbe distruggere il Vaticano e parte di Roma convincono forze di polizia e prelati a rivolgersi all’uomo che, pur non avendo reso un buon servizio alla cristianità con le sue ricerche sul Cenacolo di Leonardo e sulle «vere» vicende della vita di Cristo, è considerato l’unico in grado di sbrogliare la matassa. E così Robert Langdon torna in pista.

A chi dovesse sollevare qualche perplessità sulla presenza di alti prelati di non specchiata virtù se non proprio delinquenti, è il film stesso a rispondere con le parole conclusive (e veritiere) del cardinale Strauss: «La Chiesa è imperfetta perché fatta di uomini, che sono imperfetti». Detto questo, il resto importa poco. «Angeli e demoni», alla fin fine, sembra appoggiare più l’idea di una Chiesa che, in ogni caso, ha una vitalità tale da permetterle di risollevare la testa e procedere per la strada segnata che non di una congrega di vecchi bacucchi incapaci di seguire nient’altro che la forza d’inerzia. A chi invece dovesse sollevare qualche perplessità sui seguenti punti: 1) lo strepitoso intuito di Langdon, capace di muoversi attraverso e sotto Roma come se ci fosse nato; 2) la colossale ingenuità di un superkiller apparentemente perfetto; 3) ciò che accade nel finale nei cieli del Vaticano; non potremmo che dare ragione. In fin dei conti, il thriller è imperfetto perché fatto da uomini, che sono imperfetti.

ANGELI E DEMONI (Angels & Demons) di Ron Howard. Con Tom Hanks, Ayelet Zurer, Ewan McGregor, Pierfrancesco Favino, Armin Mueller Stahl. USA 2009; Thriller; Colore