THE BOX

DI FRANCESCO MININNI

Il racconto di Richard Matheson «Button, Button» (tradotto chissà perché con un altro titolo inglese, «The Box») ha appena quarant’anni e aveva già avuto una riduzione televisiva, sceneggiata dallo stesso Matheson, nella seconda serie di «Ai confini della realtà».

Al cinema arriva grazie all’interessamento di Richard Kelly, più noto per essere l’autore del cult «Donnie Darko». Kelly, a quanto pare, ha nel Dna qualcosa che lo porta sempre a esagerare, ovvero a pretendere troppo da sé, nella certezza che ci sarà comunque qualcuno disposto a gridare al capolavoro. Se «Donnie Darko» giocava alla simbologia sociale e politica estremizzata finendo col perdere di vista l’obiettivo primario, diverso è il caso di «The Box».

All’origine un racconto scarno, secco, essenziale e duramente simbolico sul potere del denaro, sulla curiosità e sull’avidità, sulle malizie diaboliche che costruiscono pentole senza coperchi. A Kelly questo non bastava: un po’ per la necessità di raggiungere un metraggio cinematografico, un po’ per l’irrequietezza di un autore che difficilmente potrà mai scegliere una strada diritta. E così assistiamo a una strana metamorfosi del racconto che, pesantemente infarcito di elementi fantascientifici, diventa un ibrido che associa al progetto originale di Matheson una serie di contaminazioni che vanno dalla spersonalizzazione de «L’invasione degli ultracorpi» agli extraterrestri ammonitori di «Ultimatum alla Terra» a una sorta di pseudo misticismo assimilabile a certe tematiche new age. Con tutta questa interferenza, il messaggio si indebolisce.

Norma e Arthur sono apparentemente una coppia felice. Lei insegna all’università, lui lavora alla Nasa sognando di fare l’astronauta, hanno un figlio, amici, parenti premurosi. In realtà vivono una situazione precaria: quando lei perde la borsa di studio e lui vede respinta la domanda per il corso spaziale, è il momento di cominciare a fare i conti per arrivare alla fine del mese. Qui si inserisce il signor Steward con una singolare proposta: se i coniugi premeranno il pulsante di una scatola nera, qualcuno morirà e loro riceveranno un milione di dollari. Dopo l’iniziale sorpresa, i coniugi finiscono col prendere in considerazione la proposta: Norma premerà il pulsante. Facile immaginare che la cosa non porterà niente di buono.

Tolto il fatto che la portata umana, politica e sociale del racconto di Richard Matheson rimane, costruendo comunque uno scenario tutt’altro che rassicurante a proposito dei rapporti tra simili, ci si chiede perché mai Kelly abbia fatto il possibile per ricondurre il tutto a una matrice fantascientifica che alla fine appare di gran lunga il dato più posticcio e meno giustificabile del film. Senza entrare nel merito delle differenze tra pagina scritta e film finito, dobbiamo riconoscere che le aggiunte di Kelly finiscono per portare da un’altra parte il fuoco del racconto. Se infatti l’originale era ambientato interamente all’interno di una coscienza, qui la storia svaria continuamente finendo per impedire di trovare un punto d’appoggio.

Senza contare che l’introduzione dell’elemento alieno porta con sé una serie di considerazioni forse giuste ma sicuramente ovvie sulle responsabilità del governo, dei servizi di sicurezza e di chi sulla carta dovrebbe vegliare sulla nostra sicurezza. Il dilemma morale di Norma e Arthur, insomma, sembra assumere un peso minore di quanto desiderato dallo scrittore, portando «The Box» ad assumere le caratteristiche di certi film di Shyamalan: un inizio fulminante che, a seguito dell’inserimento di troppi elementi collaterali, si trasforma piano piano in un piccolo kolossal misticheggiante dove non si può essere mai sicuri di star parlando di marziani, di angeli o di ologrammi.

Ci sembra francamente che mantenendo il racconto su un piano esclusivamente umano, forza simbolica e implicazioni di attualità non avrebbero potuto che guadagnarne in spessore e impatto sul pubblico. È evidentemente il prezzo da pagare alla mancanza di freni che sembra ormai il dato più caratteristico dello stile di Kelly. I due protagonisti, Cameron Diaz e soprattutto James Marsden, riescono a renderci partecipi dei loro tormenti. Quanto a Frank Langella, chiunque egli sia ci auguriamo vivamente che non suoni mai alla nostra porta.

THE BOX (Id.)di Richard Kelly. Con Cameron Diaz, James Marsden, Frank Langella.USA 2009; Thriller; Colore