UOMINI DI DIO

DI FRANCESCO MININNI

«Uomini di Dio» di Xavier Beauvois comincia con una citazione dal salmo 82. «Io ho detto: Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo, ma certo morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti». Beauvois applica al genere umano ciò che il salmo in realtà indirizzava verso i giudici corrotti, ma ci sembra di poter dire che si tratta di una forzatura da poco. Il suo film, che non si chiama «Uomini di Dio» ma «Di uomini e dèi», nel raccontare la vicenda di sette frati trappisti del monastero dell’Atlante sequestrati e decapitati dai terroristi algerini nel 1996, con semplicità e rigore compone il quadro di un’esistenza votata al servizio degli altri e incidentalmente diretta verso il martirio attraverso una prova di fede, coraggio e, perché no, tanta paura.

Se non altro Beauvois, che comunque non è il primo a farlo, elimina dall’idea di santità quella dell’aureola incorporata che esclude ogni umana debolezza e ogni cedimento interiore, solitamente riservati ai comuni mortali. La citazione dal salmo, invece, riporta i trappisti al ruolo che loro compete: proprio comuni mortali, con difetti di carattere e occasionali ripensamenti che ce li rendono assai più comprensibili e di conseguenza ammirevoli. Ciò che accadde in Algeria nel 1996 è accaduto in molte altre parti del mondo in epoche diverse: si chiama fanatismo, intolleranza, odio, errata interpretazione di un credo religioso, e non ha avuto sempre i cristiani come obiettivo. Anzi, talvolta sono stati proprio i cristiani a sbagliare e, in nome di Dio, a commettere azioni nefande. Alla fine l’idea portante di Beauvois è quella di giustapporre due diversi credi religiosi, cristianesimo e islam, che di per sé non contengono niente di brutto o negativo. Nel caso specifico, il brutto viene da un’errata interpretazione delle «parole del profeta» che conduce al fanatismo e alla violenza.

Il superiore del convento, padre Christian, è indubbiamente un uomo di saldissimi principi che non si tira indietro di fronte al pericolo e non esita a rifiutare di affidare sé e i confratelli a una protezione militare che comunque verrebbe da un governo corrotto. Ma è anche un decisionista al di là dello spirito dell’ordine, che imporrebbe la valutazione dei singoli problemi in forma comunitaria. Preso atto di questo, la sua maniera di affrontare gli avvenimenti sarà sempre improntata all’ascolto dell’altro. Pertanto, nonostante più di un frate affermi a chiare lettere di non avere intrapreso quella strada per morire martire, il martirio sarà una logica conseguenza dell’attenta rilettura della propria vocazione e del proprio rapporto con Dio e con il prossimo.

Il bello di «Uomini di Dio» è che Beauvois, tenendo a distanza trionfalismi, retorica e luci dall’alto, riesce a dare un’idea molto precisa della vita monastica passando dalla cura dei malati (di qualunque malato) ai tormenti interiori a una circostanziata rappresentazione della vita di preghiera della comunità. A rischio di allungare il ritmo del racconto, l’autore riesce a farci comprendere il ritmo delle giornate scandite da cori e celebrazioni per arrivare a un’idea molto precisa dell’essere frate: liturgia delle ore, rapporti molto approfonditi con la gente del luogo, carità, compartecipazione a festività locali, difficoltà nel dialogo con le autorità, rigore assoluto nei rapporti con i guerriglieri mujahidin, vita comunitaria. In questo contesto si entra quasi in familiarità con i frati e ci si trova anche in grado di seguire il loro difficile percorso interiore.

Beauvois evoca da una parte certi rigori di Bresson e dall’altra l’analitica descrizione dall’interno del Gröning de «Il grande silenzio», mostrando soprattutto un grandissimo rispetto e nessuna volontà speculativa. I suoi trappisti sono persone che gli avvenimenti della vita portano a dover operare una scelta radicale: e loro sceglieranno Dio. Con il contributo importante di attori di grande esperienza come Lambert Wilson, Michael Lonsdale e Jacques Herlin, «Uomini di Dio» va in assoluta controtendenza rispetto all’attuale diffuso anticlericalismo. E, cosa da non trascurare, mostra uno stile che lo rende artisticamente completo.

UOMINI DI DIO (Des hommes et des Dieux) di Xavier Beauvois. Con Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Labourdin, Jacques Herlin, Jean-Marie Frin. FRANCIA 2010; Drammatico; Colore