Salvati per voi: un anno da ricordare sul grande schermo

DI FRANCESCO MININNI

Lo sappiamo bene, nel cinema c’è posto per tutti. Ma soprattutto per quelli che hanno qualcosa da dire e, magari, sanno anche come dirlo. Accingendoci alla nostra consueta operazione di salvataggio, ci rendiamo conto che potrebbe essere una buona idea allargare il tiro e fare posto a qualcuno che, in altre occasioni, sarebbe forse rimasto fuori. Come Mona Achache che, con Il riccio, ha saputo tradire un romanzo di successo ottenendo un film propositivo e poetico.

Come Pupi Avati che, con Una sconfinata giovinezza, ha affrontato con delicatezza e senza reticenze il problema dell’Alzheimer. Come Rachid Bouchareh che, con London River, ha parlato di solidarietà e dolore senza mai scadere nella banalità. Come Xavier Beauvois che, con Uomini di Dio, ha riaffermato che la santità non esclude tentennamenti e paure. Come Tizza Covi e Rainer Frimmel che, con La pivellina, ci hanno fatto riassaporare un realismo doloroso e tranquillo che parla al cuore. Come Giorgio Diritti che, con L’uomo che verrà, ha raccontato un passato di dolore e morte che confluiscono piano piano nella speranza. Come Lee Daniels che, con Precious, ha puntato il dito contro le vergogne di un mondo dove non è vero che tutti sono uguali. Come Michelangelo Frammartino che, con Le quattro volte, è tornato alle radici del cinema: immagini senza parole per raccontare il ciclo della vita. Come Daniele Gaglianone che, con Pietro, ha raccontato quanto possa essere brutto un mondo senza speranza. Come Radu Mihaileanu che, con Il concerto, ha riaffermato la potenza della musica e quanto sia bello afferrarsi ad un sogno per continuare a vivere. Come Carlo Mazzacurati che, con La passione, ha illuso il pubblico di trovarsi in una commedia per costringerlo poi a confrontarsi con il mistero della Croce. Come Hayao Miyazaki che, con Porco rosso, ha dimostrato come il cinema d’animazione non sia necessariamente una questione di stretta pertinenza dei bambini. Come Rocco Papaleo che, con Basilicata Coast to Coast, ha raccontato i sogni di una generazione alle soglie del risveglio. Come Jason Reitman che, con Tra le nuvole, ha preso le distanze dalla commedia glamour per raccontare la tristezza del presente. Come Alain Resnais che, con Gli amori folli, ha parlato di amore, ossessione e morte con lo spirito e l’inventiva di un maestro. Come Gabriele Salvatores che, con Happy Family, ha scherzato con Pirandello e il cinema divertendosi e divertendo noi con la vitalità di un ragazzino. Come Elia Suleiman che, con Il tempo che ci rimane, ha parlato della Palestina, ovvero della patria che non ha, con acume e persino con senso dell’umorismo. Come Yojiro Takita che, con Departures, ha raccontato come sia possibile che la morte avvicini tanto alla vita. Come Johnnie To che, con Vendicami, tra sparatorie e stragi, ci ha ricordato la lezione di Sergio Leone e l’importanza delle geometrie del racconto. Come John Turturro che, con Passione, ha scoperto la musica napoletana e se ne è perdutamente innamorato. Come Lee Unkrich che, con Toy Story 3: la grande fuga, ci ha ricordato quanto potenziale di fantasia ed inventiva possa ancora avere il cinema d’animazione.

Caro cinema, ti voglio bene. È tutto qui il senso del discorso.