OFFSIDE

DI FRANCESCO MININNI

C’è più di una ragione per dare a «Offside» il giusto risalto. Innanzitutto il film, che risale al 2006, è al momento l’ultimo di un regista, Jafar Panahi, incappato nella pesante censura del proprio regime, quello iraniano, che non ne ha solo vietato l’intera opera in patria: lo ha anche condannato a sei anni di reclusione, a venti anni di inattività creativa, lo ha bollato come nemico della patria e, nonostante la mobilitazione mondiale di personalità politiche e della cultura, lo ha di fatto escluso dal consesso umano.

Se consideriamo che il massimo della censura al neorealismo italiano fu la celebre affermazione di Andreotti «i panni sporchi si devono lavare in casa» riferita all’immagine del paese esportata nei festival internazionali, si fa presto a capire la differenza tra un regime democratico e uno repressivo se non addirittura dittatoriale. Il paragone non è gratuito: anche Panahi, da «Il palloncino bianco» a «Il cerchio», da «Oro rosso» a «Lo specchio», intende rappresentare le istanze della povera gente, che in Iran è di gran lunga la maggioranza, alle prese con le difficoltà dovute a un regime di povertà coatta, dove la libertà è un sogno e i diritti umani un’utopia. Proprio «Il cerchio» è il precedente più collegato a «Offside». In entrambi, infatti, l’autore focalizza la propria attenzione sulla condizione femminile. Ma i toni fortemente drammatici de «Il cerchio» lasciano in «Offside» ampio spazio al paradosso, all’amaro umorismo, a una sorta di mesta commedia.

A Teheran l’incontro di calcio tra Iran e Bahrein, decisivo per la qualificazione ai mondiali di Germania del 2006, monopolizza l’attenzione di un paese intero. Anche delle donne, cui in Iran non è consentito per ragioni morali assistere a eventi sportivi negli stadi. Le ragioni morali consistono nel fatto che allo stadio gli uomini imprecano senza freni utilizzando espressioni inascoltabili per orecchie femminili. Nonostante l’ipocrisia palese, questa è la legge. Sei ragazze, tuttavia, decidono di rischiare e si presentano, separatamente, con tanto di biglietto. È ovvio che non sarà difficile —smascherarle. Così, in attesa di essere condotte in caserma per poi essere riconsegnate alle famiglie, vengono affidate alla custodia di alcuni militari su un anello esterno dello stadio. Qui comincia un serrato confronto dialettico tra carcerieri e recluse che, provenendo dal medesimo strato sociale, non ci mettono molto a incontrarsi sul terreno della solidarietà.

Vien da pensare che il maggior disappunto delle autorità iraniane non sia dovuto tanto alla lancia che Panahi spezza in favore della condizione femminile. La sola idea che forze dell’ordine e criminali (perché per l’autorità di questo si tratta) possano addivenire a compromessi di alcun genere deve essere considerato un vero e proprio attacco frontale a una rigida separazione tra buoni e cattivi che, a quanto pare, non ammette deroghe. Ovviamente sta proprio in questo la forza di Panahi, che non lancia crociate e non fa proclami: dice semplicemente che, a ben guardare, siamo tutti fratelli. È chiaro che sostiene anche la stupidità di qualche legge veterotestamentaria, il che lo pone automaticamente nel numero dei nemici del popolo, ove per popolo si intenda una massa indistinta che sarà tanto più facile da controllare quanto più verranno a mancare iniziative e voci fuori del coro.

Le sei ragazze di «Offside» (che, ricordiamolo, vuol dire «fuorigioco»), benché differenziate per carattere, reazioni, motivazioni, sono comunque l’immagine di un popolo che comincia ad averne abbastanza e che, pur sapendo di andare incontro a difficoltà probabilmente insormontabili, è ben deciso a dire la propria. Panahi non è un polemista arrabbiato, ma semplicemente uno spirito libero che vorrebbe respirare un po’ d’aria nuova. Ed è anche uno che assume rischi evidenti: al di là del senso di «Offside», bisogna ricordare che il film è stato girato quasi tutto nei pressi dello stadio il giorno in cui fu giocata la famosa partita. Il risultato? 1-0 per l’Iran, qualificato ai Mondiali e cacciato al primo turno.

OFFSIDE (Id.) di Jafar Panahi.Con Golnaz Farmani, Sima Mobarak Shahi, Safar Samandar, Shayesteh Irani, Ida Sadeghi, M. Kheyrabadi.IRAN 2006; Drammatico; Colore